PAESAGGIO NATURALE
SERVIZI
A RETE E
DETRATTORI
PAESAGGISTICO-AMBIENTALI
FEBBRAIO
2000
L’occasione dell’arrivo del gas metano nelle vallate e nei
centri dell’Abruzzo interno induce a qualche considerazione sul rispetto del
paesaggio in occasione della realizzazione di investimenti pubblici e/o privati
specialmente nel settore dei cosiddetti servizi a rete.
Più in particolare da più parti ci si chiede se
nella progettazione definitiva degli interventi previsti (attualmente si tratta
della rete di distribuzione del metano nell’Altopiano delle Rocche) si è
pensato alla minimizzazione dei cosiddetti detrattori ambientali e
paesaggistici.
Proverò a spiegarmi con degli esempi e dei paragoni. La
realizzazione di un complesso investimento materiale, quale una rete di
distribuzione del gas metano, in zone montane molto interessanti da un punto di
vista paesaggistico e naturalistico oltre che turistico rischia di avere un
forte impatto visivo sull’area interessata. Si tratta di un detrattore
paesaggistico perché, dove gli impianti e le tubazioni non sono interrate ,
come avviene nei centri storici di struggente bellezza dell’Abruzzo interno, è
impossibile eliminarli dal paesaggio circostante. La progettazione degli
interventi dovrebbe farsi carico di questo problema con tutta una serie di
accorgimenti che, compatibilmente con le prescrizioni tecniche, le
Sovrintendenze ai beni culturali e architettonici dovrebbero poter suggerire
(penso a coperture standardizzate o in pietra locale. Tale ragionamento
dovrebbe estendersi anche ad altri investimenti in reti di distribuzione (es.:
le cabine elettriche, tubazioni idrauliche, le linee di alta tensione , gli
impianti di distribuzione petrolifera etc).
La normativa tecnica, che vieta di far viaggiare le
tubazioni all’interno della muratura non dovrebbe essere d’ostacolo se ben
interpretata. Ciò che si paventa è che i deliziosi centri storici e il
territorio in genere delle zone interne dell’Appennino possano essere deturpati
da un groviglio di tubi del gas (in aggiunta al groviglio di cavi elettrici,
alle insegne luminose e ai cartelli pubblicitari).In alcuni centri storici
(Toscana, Umbria e in Abruzzo a Pescocostanzo) gli accorgimenti tecnici di cui
parlo vengono utilizzati. E’ meglio prevenire che rimpiangere. Il discorso
potrebbe e dovrebbe estendersi anche al paesaggio naturale (penso alle piane
abruzzesi) non protetto. Non tutti sanno che il “paesaggio a campi aperti”
è un retaggio del passato importantissimo che dovrebbe essere tutelato di per
sé anche nelle aree non protette (strade paesaggio o, vicino a L’Aquila, la Piana di Navelli e
l’altopiano delle Rocche). Queste considerazioni dovrebbero essere fatte quando
si interviene in aree paesaggisticamente o naturalisticamente rilevanti
indipendentemente dalla VIA o dalla VAS. Ma , quando vado in giro per le nostre
contrade , mi avvedo che c’è chi si stupisce nell’apprendere di trovarsi in una
zona paesaggisticamente rilevante ( come quel buon BORGHESE GENTILUOMO che si
stupiva di parlare da quaranta anni in
volgare, cioè in francese ). Penso in particolare a chi si occupa di costruire
o mantenere le strade o alle linee Enel. Quando andiamo all’estero o in altre
regioni italiane vediamo che ciò di cui parlo non è un’ubbia di pochi
sognatori, ma una realtà acquisita. Perché in Italia ed in Abruzzo non lo si
può fare?Vogliamo parlarne?
Riccardo
Conti
Associazione culturale Terre Alte.org
CAMOSCI A ROVERE
CAMOSCIO
ROVERE ABRUZZO ITALIA
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