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ENVIRONMENT AND OLD LANDSCAPE

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giovedì 12 gennaio 2017

PAESAGGIO NATURALE E DETRATTORI PAESAGGISTICO-AMBIENTALI





PAESAGGIO NATURALE
             SERVIZI A RETE E
    DETRATTORI PAESAGGISTICO-AMBIENTALI

FEBBRAIO 2000



L’occasione dell’arrivo del gas metano nelle vallate e nei centri dell’Abruzzo interno induce a qualche considerazione sul rispetto del paesaggio in occasione della realizzazione di investimenti pubblici e/o privati specialmente nel settore dei cosiddetti servizi a rete.

Più in particolare da più parti ci si chiede se nella progettazione definitiva degli interventi previsti (attualmente si tratta della rete di distribuzione del metano nell’Altopiano delle Rocche) si è pensato alla minimizzazione dei cosiddetti detrattori ambientali e paesaggistici.

Proverò a spiegarmi con degli esempi e dei paragoni. La realizzazione di un complesso investimento materiale, quale una rete di distribuzione del gas metano, in zone montane molto interessanti da un punto di vista paesaggistico e naturalistico oltre che turistico rischia di avere un forte impatto visivo sull’area interessata. Si tratta di un detrattore paesaggistico perché, dove gli impianti e le tubazioni non sono interrate , come avviene nei centri storici di struggente bellezza dell’Abruzzo interno, è impossibile eliminarli dal paesaggio circostante. La progettazione degli interventi dovrebbe farsi carico di questo problema con tutta una serie di accorgimenti che, compatibilmente con le prescrizioni tecniche, le Sovrintendenze ai beni culturali e architettonici dovrebbero poter suggerire (penso a coperture standardizzate o in pietra locale. Tale ragionamento dovrebbe estendersi anche ad altri investimenti in reti di distribuzione (es.: le cabine elettriche, tubazioni idrauliche, le linee di alta tensione , gli impianti di distribuzione petrolifera etc).
La normativa tecnica, che vieta di far viaggiare le tubazioni all’interno della muratura non dovrebbe essere d’ostacolo se ben interpretata. Ciò che si paventa è che i deliziosi centri storici e il territorio in genere delle zone interne dell’Appennino possano essere deturpati da un groviglio di tubi del gas (in aggiunta al groviglio di cavi elettrici, alle insegne luminose e ai cartelli pubblicitari).In alcuni centri storici (Toscana, Umbria e in Abruzzo a Pescocostanzo) gli accorgimenti tecnici di cui parlo vengono utilizzati. E’ meglio prevenire che rimpiangere. Il discorso potrebbe e dovrebbe estendersi anche al paesaggio naturale (penso alle piane abruzzesi) non protetto. Non tutti sanno che il “paesaggio a campi aperti” è un retaggio del passato importantissimo che dovrebbe essere tutelato di per sé anche nelle aree non protette (strade paesaggio o, vicino a L’Aquila, la Piana di Navelli e l’altopiano delle Rocche). Queste considerazioni dovrebbero essere fatte quando si interviene in aree paesaggisticamente o naturalisticamente rilevanti indipendentemente dalla VIA o dalla VAS. Ma , quando vado in giro per le nostre contrade , mi avvedo che c’è chi si stupisce nell’apprendere di trovarsi in una zona paesaggisticamente rilevante ( come quel buon BORGHESE GENTILUOMO che si stupiva di parlare  da quaranta anni in volgare, cioè in francese ). Penso in particolare a chi si occupa di costruire o mantenere le strade o alle linee Enel. Quando andiamo all’estero o in altre regioni italiane vediamo che ciò di cui parlo non è un’ubbia di pochi sognatori, ma una realtà acquisita. Perché in Italia ed in Abruzzo non lo si può fare?Vogliamo parlarne?

                                                        Riccardo Conti
                                              Associazione culturale Terre Alte.org




CAMOSCI A ROVERE


CAMOSCIO



ROVERE ABRUZZO ITALIA

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