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ENVIRONMENT AND OLD LANDSCAPE

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giovedì 14 marzo 2019

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO: DUE ARTICOLI DI FABIO MARZANO SU REPUBBLICA


OLMO DI CAMPAGNOLA UN ALBERO CHE NON ESISTE PIU'


FAGGIO DEL PONTONE



Alberi straordinari d’Italia

Estratto da La Repubblica (lunedì 4 marzo 2019)

di
 Fabio Marzano

Piante secolari con il dono della parola. Hanno dimensioni da primato e storie da raccontare. Sono i 100 alberi straordinari d’Italia oggi raccolti per la prima volta nell’omonimo atlante curato dall’associazione I patriarchi della natura. 
Ci sono antichi alberi da frutto, cipressi e tigli legati alla storia dei santi e highlander vegetali che offrono una finestra sui cambiamenti climatici.  <> spiega Sergio Guidi, presidente dell’associazione I Patriarchi.

Un caso esemplare è l’olivo di Villa Minerva, a Poggio in una frazione di Sanremo. Fino al 1912, quando è stato costruito il faro di Capo dell’Arma, l’albero di origine medioevale è stato l’unico punto di riferimento per orientare la rotta di navigazione nell’ultimo tratto della riviera di Ponente. Dal controllo del traffico delle navi, oggi si dedica alla meteorologia. <>.     

Nell’atlante, pubblicato da Pearson e distribuito da Bruno Mondadori, un posto d’onore è riservato al tiglio. Una specie nordica la cui chioma, soprattutto sulle Alpi, ha ospitato per secoli tribunali e consigli di guerra. Si parte da quello di Sant’Orso ad Aosta, che conta quasi cinquecento anni, fino all’esemplare secolare del Parco della Pieve a Trento che in passato ha accolto il cosiddetto Banco della ragione dove il vicario del vescovo amministrava la giustizia.


Alberi che vantano una storia naturale unica. – continua il presidente dell’associazione -  L’albero ha un tronco con una circonferenza di oltre 8 metri dovuta alla fusione, se così possiamo dire, di più fusti cresciuti insieme da una vecchia ceppaia e poi saldati e tra di loro nel corso dei secoli

Nel volume ci sono alberi in grave pericolo, per gli acciacchi dell’età, o addirittura deceduti durante la stesura del libro. Di queste piante monumentali, però, rimane il germoplasma custodito in una banca curata dall’Associazione i Patriarchi. 









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UNA PIANTA IN UN GIARDINO FENOLOGICO
CENTRO APPENNINICO TERMINILLO



Tempo delle piante

Estratto da RLab, La Repubblica (6 marzo 2019)

di
 Fabio Marzano


È tempo di risveglio per le piante. il primo a fiorire è stato il nocciolo a metà febbraio mentre tra pochi giorni toccherà al salice. Per queste piante e non solo la primavera arriva con una media di oltre dieci giorni di anticipo secondo i primi dati che arrivano dai giardini fenologici, orti protetti dove gli scienziati studiano il calendario della natura.
Di questi giardini ce ne sono in tutto il mondo e in Italia sono undici, distribuiti dal Trentino alla Calabria. Facile riconoscerli perché sono tutti identici: non ospitano solo le stesse specie ma addirittura esemplari clonati a partire dalla stessa pianta madre. Una grande famiglia vegetale a cui spetta misurare le stagioni come un’unica clessidra con le radici. Spiega Marco Fornaciari da Passano, docente di botanica applicata all’Università di Perugia e direttore del Centro Appeninico del Terminillo dove si trova il giardino fenologico a più alta quota in Italia.
Nei giardini fenologici sono ammesse fino a 22 specie, tutte con spiccate capacità di adattamento ad ambienti diversi. Oltre al salice e al nocciolo ci sono per esempio il ciliegio, la betulla e la farnia, un genere di quercia mediterranea, e in alcuni casi anche il melo e la vite.
Se una pianta di sambuco, una delle specie guida dei giardini fenologici, germoglia prima in Veneto e poi in Calabria significa che il responsabile va cercato nel clima e in altri fattori ambientali come l’inquinamento perché tutti gli esemplari di sambuco esaminati hanno un corredo genetico identico.
 Negli ultimi dieci anni i bioritmi di queste piante-fotocopia indicano che la primavera non si fa aspettare.  Basta qualche grado in più per sbocciare: in realtà, non tutto il mondo vegetale segue questo meccanismo ed è ancora da accertare quanto influiscano le ore di luce sul ciclo biologico di questi organismi.
Le origini della fenologia sono molto antiche. I primi rilevamenti sull’arrivo della primavera, per esempio, risalgono a misurazioni eseguite a partire dal 705 d.C sulla fioritura dei ciliegi in Giappone. In Europa il primato della serie fenologica più lunga spetta a un singolo ippocastano sulla Promenade de la Treille a Ginevra in Svizzera monitorato con regolarità da inizio Ottocento.
In tutti casi, l’avvio della bella stagione sembra spostarsi verso l’inizio di marzo. In media, dagli anni Settanta a oggi, la primavera sottrae quattro giorni all’inverno in media ogni dieci anni. Questo percorso, che in passato procedeva a zig-zag, oggi è diventata una linea continua verso il ribasso, nonostante i capricci del meteo. 
Quando si sale di quota, invece, la piante se la prendono con calma. Rispetto agli esemplari in pianura le fioriture dell’albero del melo, per esempio, ritardano di quasi tre giorni per ogni cento metri di altitudine in più.      





IL VIGNETO DI CASTEL DI SANGRO - CASADONNA- - VITIGNO PECORINO - - RICEVIAMO DALLA CORRISPONDENTE ROBERTA INNAMORATI E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

SI TRATTA DI UN VIGNETO VOLUTO DAL NOTO CUOCO
NIKO ROMITO


 FOTO ROBERTA INNAMORATI 2019

CASTEL DI SANGRO: VIGNETO CASADONNA DI MONTAGNA CONDOTTO DALL'AZIENDA FEUDO ANTICO (TOLLO, CH)
VITIGNO PECORINO




FOTO INNAMORATI 2019


VIGNETO DI MONTAGNA COME SOPRA



FOTO INNAMORATI 2019

IDEM


FOTO INNAMORATI 2019

IDEM


FOTO INNAMORATI 2019

IDEM



DALLA RETE APPRENDIAMO:
La regia di Feudo Antico è affidata ad un pool di giovani: in vigneto è l’agronomo Antonio Sitti a seguire ogni fase, dalla potatura alla vendemmia, in cantina è Riccardo Brighigna a interpretare le uve e vinificare separatamente le masse per ottenere i migliori blend. Alla guida dell’azienda è Andrea Di Fabio
Feudo Antico unisce rispetto dell'ambiente e ricerca della qualità lavorando solo terreni vocati e vitigni autoctoni. Nei vigneti viene applicata una rigida disciplina, ottenendo rese limitate e mettendo in atto tecniche di viticoltura a basso impatto ambientale. L'obiettivo è di rendere la viticoltura un’attività perfettamente in linea con le esigenze del XXI secolo, capace di proteggere ambienti fragili e offrire alla comunità locale un forte orgoglio di appartenenza