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ENVIRONMENT AND OLD LANDSCAPE

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domenica 22 marzo 2020

LA CATTURA DELLO SCIAME -



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UN TESTO MANDATO DA ANGELO CAMERINI, ETNOLOGO, INSEGNANTE E APICULTORE. VE LO PROPONGO CON DELLE IMMAGINI DI UNA SUA CATTURA SCIAME DEL 2014.
IL TESTO E' STATO MANDATO DA ANGELO AI RAGAZZI DELLA SUA CLASSE IN "LAVORO A DISTANZA".





ECCO LO SCIAME ATTACCATO AD UN RAMO
2014 TREVIGNANO























DIMENTICAVO: NON TUTTE LE CIAMBELLE RIESCONO COL BUCO !!!!!!!!!!!!!!
RACCONTO APISTICO

Cari bambini,
a seguito delle lezioni di apicoltura fatte il mese scorso a scuola, vi racconto cosa mi è successo ieri.
Ero nell'orto, nella mia casa a sette chilometri da Trevignano Romano dove mi sono ritirato in questi giorni di emergenza da coronavirus.
Stavo cercando una zappa, abbandonata sul campo e all'improvviso mi è apparso uno sciame. Era appeso alla siepe di rovo che delimita il campo, una grossa palla o meglio una grande goccia larga trenta centimetri. Immobile e silenzioso si mimetizzava all'ombra della siepe. Saranno state ventimila api : era quindi uno sciame “primario” con metà delle api di una famiglia. Le api, quando sciamano, vanno via con la vecchia regina, la più esperta e capace di fondare una nuova colonia. Lasciano nella vecchia arnia la nuova regina, appena nata, che le altre operaie hanno deciso di creare. In seguito può nascere uno sciame secondario di diecimila api e uno sciame terziario di cinquemila, e così via. Ma quest' ultimo è meno “pregiato”, perchè difficilmente riesce a svilupparsi e a diventare una vera famiglia prima dell'estate. Comunque questo sciame proveniva di certo da una delle mie  arnie a pochi metri di distanza.
Quando le api sciamano da sole l'apicoltore ha una doppia reazione : da una parte è dispiaciuto, perchè quelle due famiglie, la vecchia e la nuova, difficilmente faranno miele per lui quell'anno : sono tutte e due occupate a fare api e il miele basterà appena per le nuove nate. Dall'altra c'è la gioia di avere una nuova famiglia di api, e per me che ne avevo da poco scoperta una morta, questa era un'ottima notizia.
Quando le api sciamano, diventano docili e tranquille come un agnellino. Ti puoi avvicinare e accarezzare a mani nude la palla di api e nessuna ti pungerà. Se le carezzi le api in superficie hanno un lieve tremito, come per un piccolo solletico, ma poi si rimettono ferme e buone a proteggere la regina che sta al centro, E' la stessa impressione che fa grattare la schiena ad un leone mezzo addormentato : la metà di quelle api, se ti pungessero, potrebbero ucciderti ma nessuna lo fa.  Gli esperti hanno scoperto che questo avviene per vari motivi. Prima di lasciare la loro casa le api fanno scorte di miele : ingurgitano nella sacca melaria tutto il miele che possono ( gli servirà per fare la cera e costruire la loro nuova casa), e a quel punto non riescono ad estroflettere il pungiglione e a pungere. E poi  sembra che questo sia un comportamento che si è evoluto per farsi catturare  facilmente dall' apicoltore, e farsi dare una nuova arnia.
Questa cosa la “riscoprii” ( ecco un caso in cui usare il passato remoto) tanti anni fa.
Ero andato per scrivere un articolo per “Apitalia”, la rivita degli apicoltori italiani, all'Abazia di Montecassino  (proprio quella che fu distrutta dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruita). C'era una mostra degli Exultet e sapevo che poteva esserci qualcosa di interessante per gli apicoltori.
Gli Exultet sono dei grandi rotoli di pergamena, lunghi anche dieci metri, che erano usati per la liturgia (per la messa) della Pasqua. Furono scritti durante il Medioevo, dopo la caduta dell'impero romano, e ogni abbazia ne aveva uno, con piccole differenze. L'abate, il prete, saliva con una scaletta sul pulpito dentro la chiesa e srotolava questo lungo libro. Da un lato, il suo, c'erano scritte le parole da recitare durante la messa. Tra le preghiere lette c'era l'elogio dell'ape, creatura pura e utilissima perchè oltre al miele produceva la cera, necessaria per fare le candele con cui illuminare le chiese che avevano poche finestre. La candela più grande era il cero pasquale che rimaneva acceso durante le funzioni della settimana santa. Dall'altro lato, per il popolo che non sapeva leggere (perchè le scuole dei Greci e dei Romani non c'erano più) c'erano dei disegni. Oltre quelli dei Santi e delle Madonne c'erano dei disegni sulle api e sulle arnie.
Uno, in particolare, mi colpì : rappresentava quattro uomini alle prese con due arnie. I due di destra che stavano prendendo del miele da un'arnia, e avevano le gambe e le braccia coperte da fasce di stoffa, per non farsi pungere dalle api. I due uomini sulla sinistra stavano catturando uno sciame appeso al ramo di un albero, e avevano invece le gambe nude, che spuntavano da una corta tonaca : allora, come nel periodo dei Romani non c'erano i pantaloni. Insomma questo disegno serviva per spiegare ai contadini che non dovevano aver paura di catturare uno sciame, perchè in quell'occasione le api non pungono, e le possono prendere e mettere in un'arnia anche con le braccia e le gambe nude. I quattro uomini barbuti che hanno a che fare con le api sono il ricordo di quattro personaggi dell'antica Grecia, i Cureti, che proteggevano Giove bambino nutrito dalle api. I frati e i sacerdoti del Medioevo conservavano e ricopiavano a mano gli antichi testi dei Greci e dei Romani : erano gli amanuensi. Insomma gli Exultet, scritti a mano da questi monaci, sono un documento storico e iconografico : vi ricordate? Li avevamo studiati in terza.
Ma ora torno al mio sciame, sperando di non avervi annoiato troppo con queste antiche storie.
Ho preparato una cassettina “prendi- sciami” : è come un'arnia, ma grande la metà per poterla spostare meglio e perchè le api non amano spazi vuoti. Appena messe dentro un' arnia normale comincerebbero a costruire disordinatamente e questo sarebbe uno spreco di cera e di lavoro. Dentro ho messo un telaino pieno di miele, uno già costruito ma vuoto, pronto perchè la vecchia regina deponga le uova, due telaini con foglio cereo da costruire e un telaino con acqua e zucchero : in tutto cinque.
Ho messo la cassettina su una sedia proprio sotto lo sciame, che era aggrappato ad un metro e mezzo di altezza. Ho affumicato leggermente le api, tranquillizzandole con l'odore del fumo che già conoscevano. Poi, con un paio di cesoie ho tagliato tutti i rametti che uscivano dalla “palla di api”. A questo punto ho tagliato il ramo principale ed ho poggiato delicatamente lo sciame all'imboccatura della cassetta. Le api hanno iniziato subito ad entrare, attratte dall'odore della cera, del miele e dell'acqua zuccherata. Dopo mezz'ora erano entrate tutte dentro e ho potuto mettere sopra il coperchio controllando che la porticina fosse aperta. Verso le cinque ho preso la cassetta e l'ho portata vicino alle altre arnie. Le api non avevano ancora memorizzato la nuova posizione : l'avessi spostate il giorno dopo qualcuna delle esploratrici sarebbe ritornata dove erano sciamate e non avrebbe più ritrovato la propria famiglia. Ed ecco, le arnie sono ridiventate cinque. Nei prossimi giorni dovrò portare altra acqua e zucchero, finchè non avranno costruito tutti i telaini. Poi ci penseranno loro a cercare nettare dai fiori e spero quest'anno di fare un po' di miele.
Un grande abbraccio virtuale dal maestro Angelo



ALTRE FOTO APISTICHE DEL 2014










































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