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lunedì 17 dicembre 2018

abbiamo chiesto a Beti Piotto una nota sul lavoro di Strampelli e Vavilov






VAVILOV E STRAMPELLI
DUE GIGANTI
di
BETI PIOTTO




La Conferenza internazionale sul frumento di Roma (1927)
Nel 1927 si incontrarono a Roma tre grandi studiosi in materia di agricoltura, miglioramento genetico, ecologia agraria, fitogeografia, diversità biologica: Nazareno Strampelli (Italia), Erich von Tschermark (austriaco) e Nikolaj Vavilov (russo).
L’occasione di tale ritrovo fu la Conferenza internazionale sul frumento di Roma (30 paesi rappresentati da 120 partecipanti) che si è tenuta nella sede dell’allora Istituto internazionale di agricoltura, oggi Villa Lubin a Villa Borghese, Roma, sede del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL).  I lavori furono aperti il 25 aprile 1927 da B. Mussolini che vedeva il meeting scientifico come strumento di prestigio internazionale e per propagandare i suoi ambiziosi obiettivi rurali.


VILLA LUBIN A VILLA BORGHESE

La Conferenza organizzò una visita alla Stazione sperimentale di granicoltura Rieti, “regno” e passione di Strampelli, dove è stato reso omaggio a Carlotta Strampelli, devota collaboratrice di suo marito, morta l’anno precedente. La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti oggi fa parte del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, CREA.



L'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma, 
via Cassia 176, in una foto del 1920.  Foto: Wikicommons




MUSEO STRAMPELLI
RIETI

Per la verità gli atti della Conferenza mostrano discussioni con stile molto rispettoso su un particolare che, dopotutto, oggi ci appare abbastanza secondario: E. Tschermak e N. Vavilov dubitavano sull’esistenza dell’ibrido tra Triticum aestivum “Rieti” e T. villosum (= Haynaldia villosa = Dasypyrum villosum) ottenuto da Strampelli.


Un brutto momento della storia
Questi giganti della lotta alla fame non sapevano che in pochi anni sarebbero stati travolti dalla storia e marcati per sempre dalla politica.  Il loro lavoro è stato per fortuna rivalutato, come era giusto e necessario, in tempi più recenti ma non abbastanza nel caso di Strampelli.


VAVILOV

N. Vavilov, che prima di cadere in disgrazia presso Stalin aveva avuto dal regime ingenti sostegni per spedizioni intorno al mondo mirate a creare collezioni vegetali, sviluppare una rete di istituti per la ricerca agronomica e dare corpo alla sua teoria sui centri di origine delle specie coltivate, fu vittima di false accuse, come presunte attività antisovietiche, e perseguitato per non aderire alla “genetica marxista” che mancava decisamente di solide basi scientifiche.  Artefice della sua morte di stenti in carcere (1943) fu Lysenko, studioso che fondamentalmente invidiava le strepitose capacità intellettuali e carismatiche di Vavilov.





I CENTRI DI ORIGINE DI VAVILOV

N. Strampelli è stato un profondo innovatore della cerealicoltura che applicò le leggi di Mendel a sua insaputa quando queste erano del tutto ignorate dal mondo scientifico e dovevano ancora essere riscoperte.  Tutto ciò permise la creazione di un’enorme quantità di varietà di cereali che consentirono all’Italia l’autosufficienza granaria: si passò da una media di 49 milioni di quintali annuali nel quadriennio 1910-13 ai 70 milioni per anno nel quadriennio 1930-33.  Un miracolo.  Nonostante il suo grande valore scientifico subì una damnatio memoriae per quasi un cinquantennio a causa del suo lavoro strettamente legato al regime fascista.  Molto si divagò sulle visite notturne di Mussolini alla “sua” Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti per discutere sulla battaglia del grano. 






STRAMPELLI E MOGLIE
E’ chiaro però che senza il supporto del regime fascista le sue idee geniali avrebbero avuto scarse possibilità di emergere soprattutto perché combattuto da un’elite universitaria con idee scientifiche non particolarmente evolute.  
Damnatio memoriae va anche considerata la mancata evocazione della figura e opera di Strampelli nella Expo 2015 “Nutrire il Pianeta” di Milano; non è stato giustamente onorato l’agronomo cui l’obiettivo primario è stato proprio quello di nutrire il mondo.
Strampelli meritava essere stato accomunato a Borlaug nel premio Nobel per la pace nel 1970 che quest’ultimo ricevette per la cosiddetta Rivoluzione Verde.  Sicuramente ne era degno in quanto aveva fatto un lavoro genetico straordinario e simile a quello di Borlaug ma ben più di mezzo secolo prima.  Anzi, un lavoro migliore in quanto non prevedeva i consistenti input richiesti dai grani di Borlaug.  La sua grandezza è ingiustamente stata punita per aver operato in un periodo che si voleva cancellato dalla storia.

Solo negli anni ’60, i due giganti erano morti 20 anni prima, la comunità scientifica internazionale supportata dalla FAO giunse alla conclusione che la salvaguardia della diversità genetica vegetale era una priorità assoluta per lottare contro la fame.  Strampelli e Vavilov avevano dimostrato che una grande diversità poteva garantire la sicurezza alimentare perché la variabilità consentiva la creazione di nuove varietà coltivate, idonee alle differenti condizioni eco pedologiche nonché ai continui cambiamenti di vario tipo.
Negli anni ’20 Vavilov fu incaricato dalla Russia post rivoluzionaria di portare la produzione di frumento alla sufficienza, un compito difficilissimo data la vastità del territorio e le condizioni economiche e sociali del nuovo stato.  Visitando l’immenso paese notò come le varietà coltivate nelle differenti aree, in risposta all’adattamento ad ambienti differenti, avessero caratteristiche ecofisiologiche diverse.  Osservò inoltre che più si andava verso il Caucaso, più la diversità delle varietà aumentava.  Immaginò quindi che il frumento si fosse originato al sud e che i climi freddi del nord avessero permesso l’esistenza di solo poche varietà adatte a quelle condizioni estreme.  Successive visite nei paesi del Medio Oriente lo portarono ad individuare un’area fra il Nord dell’Iraq ed il sud della Turchia dove la diversità dei frumenti era massima: aveva così identificato l’area dove questo cereale si era originato.  In anni successivi le osservazioni svolte durante i numerosissimi viaggi di studio in tutti i continenti sono state lo strumento per descrivere i centri di origine (o centri di differenziazione) delle specie ovvero le aree geografiche in cui un gruppo di vegetali, domesticati o selvatici, ha sviluppato originalmente le sue caratteristiche distintive.  Oggi la genetica molecolare ha confermato in pieno l’intuizione di Vavilov.
L’importanza dei centri di origine delle specie coltivate risiede nel fatto che sono i luoghi geografici dove ricavare la massima diversità genetica per creare nuove varietà.

Facendo ricorso alla variabilità osservata, raccolta e collezionata tra 1916 e 1940 grazie a circa 140 spedizioni in tutti i continenti, e basandosi sulle esperienze di Strampelli, Vavilov poté costituire nuove varietà di frumento che diedero alla Russia un aumento delle produzioni cerealicole.  Nel 1925, a San Pietroburgo, egli fondò un istituto per conservare i campioni di germoplasma[1] che nelle sue esplorazioni individuava affinché essi potessero essere la base del futuro miglioramento genetico del frumento e di tante altre specie.  Nasceva così la prima banca del germoplasma al mondo, oggi è il Vavilov Research Institute of Plant Industry di San Pietroburgo (VIR).  Oggi l’istituto è organizzato in 9 dipartimenti e può contare su 12 stazioni di ricerca, da Krasnodar (sul Mar Nero) a Vladivostok (sul Mar del Giappone). Studia lo sviluppo, la conservazione e la resistenza delle piante catalogando anche malattie e parassiti.






Vi è un aspetto delle ricerche di Vavilov che ha dato un contributo morale straordinario alla conoscenza della storia dell’umanità.  Le primitive civiltà agricole che sfruttarono le piante native dei diversi centri di origine, praticamente non ebbero scambi culturali tra di loro.  La dimostrazione del fatto che tali popoli abbiano avuto la capacità di addomesticare le specie autonomamente in periodi storici più o meno contemporanei giunse in Europa con straordinario tempismo, proprio quando imperavano governi con filosofia nazifascista: i suoi studi evidenziavano in modo chiaro e contundente l’inconsistenza della teoria della superiorità della razza ariana.
Oltre il personale impegno, l’indubbia capacità (parlava sei lingue tra cui l’italiano) e l’energia nel lavoro, Vavilov aveva un carisma irresistibile che gli consentì la formazione di generazioni di ricercatori entusiasti e a lui fedelissimi.  Questi eredi scientifici, convinti della loro missione e nonostante essi stessi non avessero da mangiare, hanno difeso le collezioni di semi provenienti da tutto il mondo (la maggior parte commestibili!) durante il lungo assedio nazista a San Pietroburgo.  Questa odissea è stata più volte romanzata.  Tra le ultime si cita il libro “Hunger” (fame) di Elise Blackwell, pubblicato nel 2003.
Altri atti di devozione sono stati la conservazione dopo il suo arresto di molti lavori non pubblicati di Vavilov da parte dei suoi collaboratori.  Questo materiale vide finalmente la luce in Occidente negli anni ’70, in gran parte grazie al International Plant Genetic Resources Institute di Roma (oggi Bioversity Int.).  In Unione Sovietica è stato tardivamente rivalutato e commemorato con francobolli.

Vavilov fece tre viaggi in Italia (comprese Sardegna e Sicilia) per la raccolta di risorse genetiche, il tutto è stato da lui descritto minuziosamente.  Essendo una personalità multiforme è rimasto affascinato dalla nostra cultura; ci sono infatti appunti su ogni argomento: dall’archeologia a Virgilio alle vite maritate viste in Umbria.  Il suo riferimento professionale preferito era però l’esperto di ecologia agraria imolese Girolamo Azzi [2](1885-1969) che aveva ben descritto i climi in cui si coltivava il frumento in tutto il mondo e tra l’altro parlava la lingua russa.

Vavilov e Lysenko. Dall’inizio degli anni ’30 la collettivizzazione staliniana dell’agricoltura provocò un marcato declino nella produttività dovuto non tanto alle rese delle varietà coltivate quanto alla cattiva gestione delle aziende.  Questo gettò ombre sulle figure dei ricercatori che lavoravano sulle collezioni di risorse genetiche che servivano ad aumentare la disponibilità di diversità biologica e sul miglioramento genetico che impiegava in diverso modo il germoplasma raccolto e conservato nella banca del seme di San Pietroburgo.  
Comparve allora Trofim Lysenko, studioso che riscosse successi nel campo della vernalizzazione[3] poi diventato Presidente dell’Accademia Sovietica di Scienze Agrarie, anche in virtù delle sue simpatie politiche.  
Appoggiato dal regime e mosso da forti sentimenti di invidia, Lysenko instaurò un opera serrata di persecuzione a Vavilov e ad altri scienziati dell’Istituto fondato da questo a San Pietroburgo. 

Il pensiero scientifico di Lysenko era fondato sul Lamarckismo ovvero il principio per cui gli organismi, così come si presentano, sono il risultato di un processo graduale di modificazioni che avvengono sotto la pressione delle condizioni ambientali.  In poche parole l’uso continuato di alcune o tutte le parti di un essere vivente porterebbe a modificazioni che possono essere trasmesse alla progenie.  
La posizione di Lysenko dava forma ad una filosofia che era funzionale al regime ma, purtroppo per Vavilov, era lontana dai concetti darwiniani dell’evoluzione e dall’importanza della diversità genetica che quest’ultimo sosteneva.
Anche Lysenko fu vittima della politica: quando gli mancarono gli appoggi dal governo centrale fu messo completamente in disparte e dimenticato.





N. Strampelli (1866 – 1942) è stato un profondo innovatore della cerealicoltura che per pura intuizione applicò le leggi di Mendel a sua insaputa quando queste erano del tutto ignorate dal mondo scientifico e dovevano ancora essere riscoperte.  Tutto ciò permise sin dai primi anni del ‘900 e lavorando a Rieti la creazione di un’enorme quantità di varietà di cereali.  Nonostante la carenza di attrezzature, Strampelli alla fine del 1904 aveva sviluppato 53 ibridi diversi. L'anno successivo sarebbero stati 112, e 134 nel 1906.  In un tempo in cui in Italia il miglioramento avveniva generalmente per semplice selezione, Strampelli ottenne le nuove varietà grazie alla diversità genetica incrociando specie, forme e varietà per la produzione di ibridi che dovevano avere elevata produttività, resistenza alle malattie (famose per la resistenza alla ruggine sono le cultivar[4] “Rieti”, “Ardito” e “Terminillo”) ed altezza limitata per evitare l’allettamento dovuto a piogge o venti (frequente invece nelle varietà alte). 

L’occasione d'oro per Strampelli di dimostrare l'efficacia del suo lavoro fu la "battaglia del grano" lanciata da Mussolini nel 1925 per ridurre il volume delle importazioni di cereali.  A quel tempo Strampelli aveva già creato un certo numero di varietà molto produttive e resistenti che, sebbene fossero ancora in fase sperimentale, potevano essere comunque coltivate su tutto il territorio italiano e anche in altri paesi, in territori che in molti casi avevano già ricevuto una consistente migrazione italiana.  L’evidente aumento della produzione del cereale base della dieta mediterranea è stato opportunamente propagandato dai media fascisti per mostrare i progressi concreti raggiunti dalla nazione.  Si è raggiunta l’autosufficienza granaria: si passò da una media di 49 milioni di quintali annuali nel quadriennio 1910-13 ai 70 milioni per anno nel quadriennio 1930-33.  Un miracolo.
Agli albori della seconda guerra sul 90% della superficie coltivata a grano in Italia vennero impiegate varietà create da Strampelli.  Non sorprende quindi che le nuove varietà siano state battezzate con nomi evocativi come "Edda", "Balilla" o "Littorio" e che Mussolini visitasse Strampelli nel suo istituto di Rieti con una certa assiduità.
Da Rieti Strampelli concepì, diede vita e organizzò la ricerca agronomica in Italia attraverso strutture tecnico-scientifiche per lo studio ed il miglioramento genetico di diverse specie ad uso alimentare e industriale.  L'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma, sulla via Cassia, coordinava dieci stazioni dove si sperimentavano le nuove cultivar: di S. Angelo Lodigiano, Badia Polesine, Cagliari, Foggia, Montagna, Urbino, Forlì, Inviolatella, Rieti, Leonessa (la maggior parte di queste istituzioni oggi fa parte del CREA).  Non a caso nel fregio della biblioteca dell’Istituto sulla Cassia aveva fatto inserire una frase di Varrone, suo nume ispiratore, che racchiudeva i principi del metodo scientifico sperimentale: “La natura ci ha dato due strade per giungere alla conoscenza delle cose agrarie e cioè l'esperienza e l'imitazione. Gli antichi agricoltori appresero la gran parte delle cose tramite l'esperienza mentre i loro discendenti appresero soprattutto tramite l'imitazione. Noi dovremmo oggi fare ambedue le cose, e cioè da un lato imitare gli altri e dall'altro saggiare le cose tramite esperimenti svolti non tanto seguendo il caso quanto adottando un metodo razionale”.

A distanza del tempo che ci separa dal fascismo, il rapporto di Strampelli con il governo appare abbastanza asettico.  Era un vero operaio: trascorreva gran parte del suo tempo nei campi sperimentali e faceva di tutto per non finire impigliato in questioni politiche. Si è dovuto iscrivere al partito fascista perché Mussolini glielo aveva imposto come condizione per la gestione tecnico-scientifica della "battaglia del grano".  Rifiutò la nomina a Senatore del Regno perché con eleganza dichiarò che le sue caratteristiche erano "assolutamente negative".  Non firmò le leggi razziali applicate in Italia dopo il 1938.
Come i davvero grandi, era una persona umile e generosa. Ha affrontato in prima persona problemi sociali e l'emergenza creata dal terremoto di Marsica (1915). 
Basterebbe nominare la celeberrima cultivar di grano duro “Senatore Cappelli”, ricercatissima ancora oggi per la sua elevata qualità, ma va ricordato che i suoi grani di strada ne hanno fatta parecchia, giungendo in Messico, in Argentina, in Cina, in Australia ed in molte altre parti del mondo.  Strampelli però non ha mai voluto brevettare le sue varietà, se lo avesse fatto sarebbe diventato molto ricco grazie alle royalties.  Non sorprende perciò che il suo testamento si apra con la descrizione dell’ipoteca che pesava sulla sua casa. 
Ha avuto pochissimo tempo per scrivere, lo spiega lui stesso nel 1932: “E il tempo a me è mancato di fare tante cose che pure avrei voluto veder compiute.  Le mie pubblicazioni, quelle a cui tengo veramente, sono i miei grani.  Non conta se essi portano il mio nome; ma ad essi è e resta affidata la modesta opera mia”.
Affettuoso, e determinante per il suo lavoro, fu il suo rapporto con Carlotta Parisani (discendente di Luciano Bonaparte), una moglie molto amata che fu la sua più fedele ed efficace collaboratrice in laboratorio e sul campo.  Strampelli ha dedicato a lei una delle sue varietà di grano più famose ("Carlotta").  La dolce Carlotta che raccomandava al marito, ormai famoso, di prendersi cura della sua salute (“...Ora non puoi dirmi che costa troppo, perché hai per curarti, ed è obbligo, dovere e necessario che curi e mantieni la tua salute più a lungo, e meglio che puoi…”) o chiedeva di guardare le vetrine di Roma per avere un’idea dei prezzi dei pantaloni da comprare al figlio Benedetto (in seguito diventato un famosissimo oculista).
A Carlotta Strampelli è stato intitolato quest’anno un premio destinato, non a caso, a donne che studiano il grano: Conferenza Internazionale Wheats & Women e premio “Carlotta Award 2018” (https://sostenibilita.enea.it/news/conferenza-internazionale-ww-e-premio-carlotta-award-2018 ; www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/in_breve/2018/06/15/ricerca-al-femminilecrea-premiato-per-studio-genetico-grano_9f7f833e-2ba9-4ed6-b2bf-af56edade5d4.html ).

Nonostante il suo grande valore scientifico Strampelli subì una damnatio memoriae per quasi un cinquantennio a causa del suo lavoro legato al regime fascista.  Molto si divagò sulle visite notturne di Mussolini alla “sua” Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti per discutere sulla battaglia del grano.  E’ chiaro però che senza il supporto del regime fascista le sue idee geniali avrebbero avuto scarse possibilità di emergere soprattutto perché da sempre combattuto da un’elite universitaria con idee scientifiche non particolarmente eccelse.  Damnatio memoriae va anche considerata la mancata evocazione della figura e opera di Strampelli nella Expo 2015 “Nutrire il Pianeta” di Milano; non è stato giustamente onorato l’agronomo cui l’obiettivo primario è stato proprio quello di nutrire il mondo.

Strampelli meritava essere stato accomunato a Borlaug nel premio Nobel per la pace nel 1970 che quest’ultimo ricevette per la cosiddetta Rivoluzione Verde.  Sicuramente ne era degno in quanto aveva fatto un lavoro genetico straordinario e simile a quello di Borlaug ma ben più di mezzo secolo prima.  Anzi, un lavoro migliore in quanto non prevedeva i consistenti input (in particolare fertilizzanti) richiesti dai grani di Borlaug.  La sua grandezza è stata ingiustamente punita per aver operato in un periodo che si voleva cancellato per sempre dalla storia. 

Molti però hanno lavorato amorevolmente per conservare il ricordo della vita e dell'opera di Nazareno Strampelli e per preservare luoghi e oggetti. La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti può far comprendere il suo mondo e la sua passione.  Tra i numerosi e interessanti oggetti e strumenti presenti nella struttura vi sono 3.000 fiale in cui sono conservate le varietà di grano create nel periodo 1904-1940. Questa è, quasi certamente, la prima raccolta di germoplasma costituita in Italia.
L'Archivio di Stato di Rieti (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), attraverso il suo direttore, Roberto Lorenzetti, è l'orgoglioso depositario di preziosi documenti che sono stati catalogati e ordinati in dettaglio e messi a disposizione del pubblico.  Sempre l’Archivio di Stato di Rieti ha messo in rete un Museo Virtuale dedicato a Strampelli, accessibile dal sito http://www.asrieti.it/PUBBLICAZIONI/strampelli/index.html

Le loro strade virtualmente si congiungono
Se è vero che Vavilov fece tesoro delle esperienze di Strampelli, gli scambi diretti tra loro non sono stati così intensi, forse hanno pesato gli indirizzi politici dei rispettivi paesi, ma le cose sono profondamente cambiate dopo i mutamenti determinati dalla seconda guerra e la caduta del muro di Berlino.  Loro non c’erano più ma ormai era chiara a tutti la rilevanza dei loro studi.
Nel dopoguerra Il Prof Borojevic, jugoslavo, ha avuto il coraggio (la Jugoslavia aveva un regime imposto dall’Unione Sovietica) di sottolineare l’importanza della genetica di Strampelli nei congressi internazionali e da lì poi altri (ma non ancora gli Italiani!) hanno dato testimonianza in occasione della Quinta conferenza internazionale sul frumento di Ankara nel 1996.
Nel 1989 crolla il muro di Berlino e con esso l’Unione Sovietica. E anche il grande patrimonio genetico del Vavilov Research Institute of Plant Industry rischia di essere trascinato dagli eventi epocali.  A risollevare le sue sorti nei primi anni ’90 è proprio l’Italia con un progetto di due anni gestito dall’Enea in collaborazione con i ricercatori dell’istituto russo e finanziato dalla Fondazione Intas, un’emanazione della Commissione Ue specifica per i progetti nell’ex Unione Sovietica.
Nel 1993, grazie ad una collaborazione USA-Russia, alla sede del Vavilov Research Institute of Plant Industry di San Pietroburgo, arrivarono computer, software, stampanti e schermi grafici pagati dagli americani per migliorare i lavori di catalogazione.
Nel 2010 ricercatori di tutto il mondo si sono mobilitati per impedire ad una speculazione immobiliare di distruggere la stazione sperimentale di Pavlovsk, parte del Vavilov Research Institute of Plant Industry di San Pietroburgo, e le sue raccolte di piante alimentari europee, molte delle quali estinte in natura.
Nel 2015 è stata recuperata e salvata per noi Italiani la varietà di pomodoro “Varrone”, costituita da Strampelli.  Il “Varrone” fu apprezzato come varietà da conserva fino agli anni '30, tanto da essere menzionato dall’Enciclopedia Treccani nella voce dedicata al pomodoro.  Roberto Papa, professore di genetica agraria dell'Università Politecnica delle Marche ha coordinato la ricerca in collaborazione con Sergio Salvi, biologo e biografo di Strampelli, e con Giovanna Attene, professoressa di genetica agraria dell'Università di Sassari.  E dove stava il famoso pomodoro Varrone? Nientemeno che nella banca del seme del Vavilov Research Institute of Plant Industry di San Pietroburgo.  Ora si che possiamo fare una ricetta 100% Strampelli: pasta “Senatore Cappelli” con sugo di pomodori “Varrone”!
L’International Center for Agricultural Research in the Dry Areas
 ( ICARDA), che prima della guerra civile siriana aveva sede ad Aleppo, Siria, aveva anche un edificio intitolato a Nazareno Strampelli nonché una lapide commemorativa.  Le costruzioni sono state distrutte nel corso del conflitto ma il materiale custodito è stato trasferito in siti più sicuri.





Per chiudere
Queste sono due vite straordinarie, due storie di amore per gli altri che si dovrebbero far sapere a tutti e non solo agli agronomi che le conoscono già e sono fieri di questi illustri “colleghi”.

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
Baltadori A., Pinnola I.M. (1994).  Girolamo Azzi. Il fondatore dell'ecologia agraria. Editrice La Mandragora, Imola. 144 pp.

Boggini G., Cattaneo M., Corbellini M., Perenzin M., Brandolini A., Vaccino P. (2004). Le varietà di frumento tenero costituite da nazareno strimpelli: descrizione morfologica, agronomica, biochimica, molecolare e tecnologica. Rivisitazione scientifica di una pagina di storia italiana http://lagopiediluco.altervista.org/bcs/casagialla/mariweb/strampelli.pdf

Borojevic S., Potocanac J. (1966).  The development of the Yugoslav programme for creating high-yielding wheat varieties. Proc. 5th Yugoslav Symposium on Research of Wheat. Savremena Poljoprivreda. Novi Sad 14 (11–12):7–36.

Borojevic K, Borojevic K. (2005). The transfer and history of “reduced height genes” (Rht) in wheat from Japan to Europe. J Hered. 96: 455–459. pmid:15829727 https://academic.oup.com/jhered/article/96/4/455/2187931

Giorgi B. (2014). Le due rivoluzioni verdi del XX secolo: i protagonisti, i luoghi, i tempi, i grani impiegati, i risultati – un piccolo omaggio a due grandi benefattori dell’umanità, Nazareno Strampelli e Norman Borlaug, CERMIS, Centro ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli" http://www.cermis.it/filesmiscellanea/strampelli/le_due_rivoluzioni_verdi.pdf

Lorenzetti R. (2000). La scienza del grano.L'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra. Ministero per i beni e le attività culturali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma. 376 pp.

Loskutov I. (1999). Vavilov and his institute. A history of the world collection of plant genetic resources in Russia. International Plant Genetic Resources Institute, Rome. 188p

Mariani L. (2015). Nazareno Strampelli e il suo tempo. Blog. https://agrariansciences.blogspot.com/2015/06/nazareno-strampelli-e-il-suo-tempo_18.html

Meunissier A. (1927). La Conférence Internationale du Blé. Journal d'agriculture traditionnelle et de botanique appliquée. 74:671-682

Recupero 'Varrone', pomodoro Strampelli, grazie a lavoro ricercatori Università Politecnica Marche www.ansa.it/marche/notizie/terraegusto/2016/03/09/recupero-varrone-pomodoro-strampelli_5966625f-eb8b-4ac3-9a74-da5ffab92219.html

Vavilov N.I. (1997). Five continents. International Plant Genetic Resources Institute, Rome, Italy. https://www.bioversityinternational.org/fileadmin/user_upload/online_library/publications/pdfs/419.pdf




FRANCOBOLLO COMMEMORATIVO DI VAVILOV




infine il collegamento ad un altro post: grano e massoneria


SE VOLETE SAPERE QUALCOSA IN PIU' DELLE BANCHE DEI SEMI IN ITALIA IL TESTO CHE SEGUE E' TRATTO DA WIKIPEDIA:


Le Banche dei semi in Italia
FONTE WIKIPEDIA
In Italia, come nel resto del mondo, le banche dei semi sono di recente istituzione. È in corso di progettazione da parte della Società Botanica Italiana e del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una rete tra le Banche del germoplasma italiane, denominata Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione Ex situ della flora spontanea italiana (RIBES[14]). Ne ha dato conto l'Informatore Botanico Italiano, organo di pubblicazione della SBI[15].
Tra i partner della RIBES[16]:
·         Banca del Germoplasma delle Alpi sud occidentali, Parchi e riserve naturali cuneesi (B. Gallino)
·         Lombardy Seed Bank, CFA-Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia (G. Rossi), dal 2005,[17]: la Banca del germoplasma della Regione Lombardia si trova nel Centro Flora Autoctona all'interno del Parco del Monte Barro[18].
·         Trentino Seed Bank, Museo tridentino di scienze naturali (C. Bonomi)
·         Banca del germoplasma dell'Orto botanico di PadovaUniversità di Padova (G. Cassina)
·         Laboratorio per la conservazione della diversità vegetale ligure, Giardini botanici Hanbury - Università di Genova (S. Giammarino)
·         Banca del germoplasma dell'Orto botanico di PisaUniversità di Pisa (G. Bedini), una delle più importanti banche dei semi d'Italia[19]
·         Banche del germoplasma livornesi, Provincia di Livorno (M. Lupi)
·         Banca del germoplasma per la conservazione delle specie anfiadriatiche, Università politecnica delle Marche (E. Biondi)
·         Banca del germoplasma dell'Orto botanico di Viterbo, Università della Tuscia (A. Scoppola)
·         Banca del germoplasma dell'Appennino centrale, presso il Centro di Ricerche Floristiche dell'Appennino dell'Università degli Studi di Camerino[20] Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (I. Londrillo)
·         Banca del germoplasma della Majella, Parco Nazionale della Majella (M. Di Cecco)
·         Banca del germoplasma del Molise (A. Stanisci), dal 2007, situata nel Dipartimento di S.T.A.T. di Pesche[21]
·         Banca del germoplasma del CNR di Bari, Consiglio Nazionale delle Ricerche (D. Pignone)
·         Banca del germoplasma, CODRA Mediterranea s.r.l. (E. Lanzillotti)
·         Banca del germoplasma della Sardegna, Università di Cagliari (G. Bacchetta)
·         Banca del germoplasma dell'Orto botanico di PalermoUniversità di Palermo (A. Scialabba), dal 1993,[22]
·         Banca del germoplasma dell'Orto botanico di CataniaUniversità di Catania (P. Pavone)
·         Banca di germoplasma del Mediterraneo ONLUS (I. Li Vigni), dal 1998

Altre banche dei semi in Italia:
·         nel 2006 nasce la Banca dei semi di Pietracuta gestita da Civiltà Contadina la quale cerca di coordinarsi con i seed savers italiani[23]
·         all'interno del progetto Orti delle erbe spontanee della Accademia delle Erbe Spontanee del Lazio è inclusa una Banca dei semi[24]
·         dal 2007 è operativa la Banca dei Semi dell'Associazione Eta Beta Onlus che affianca all'attività di conservazione ex-situ, la promozione e la diffusione di germoplasma di specie vegetali di cui è attestato un uso culturale (alimentare, artigianale, medicinale, industriale, ecc). Dispone di un centro di conservazione, di una masseria e terreni per la rigenerazione del materiale presente in banca, di un'area attrezzata per attività didattiche e di studio e di una estesa rete di corrispondenti.[25]
·         nel 2013 nasce la Banca dei Semi Salentina[collegamento interrotto], con sede a Giuggianello in provincia di Lecce in Puglia. Ha l'obiettivo primario di reperire i semi tradizionali tramite una rete diffusa di coltivatori e di seed savers, inclusi Istituti Agrari e Orti Urbani della provincia di Lecce, i quali conservano e/o coltivano varietà locali e che scambiano liberamente i semi in loro possesso, strategia antichissima per la conservazione e la diffusione della biodiversità in Puglia. La banca dei semi salentina, valorizza le semenze tradizionali tramite la “Caratterizzazione partecipata”, che inserisce le varietà locali nel registro dei prodotti tradizionali di Puglia, in maniera pubblica e partecipativa, inoltre coordina workshops, eventi pubblici, attività nelle scuole, seminari e molto altro ancora nell'ambito della comunicazione ed educazione ambientale in Puglia.








[1]  Germoplasma è tutto ciò che può trasmettere ereditarietà (semi, talee, polline sono forme di germoplasma).
[2]  E’ buona l’occasione per sottolineare come Girolamo Azzi, autore del volume "Ecologia agraria" (1928), sia un altro studioso italiano dimenticato nonostante il suo altissimo livello scientifico.  Conosceva molte lingue tra cui il russo.  Nel 1934 fu invitato nell'Unione Sovietica da Vavilov che conduceva ricerche simili nel suo paese.  Per questi rapporti scientifici con l'Unione Sovietica Azzi fu guardato con sospetto dal regime fascista.  Di nuovo la politica che ostacola la scienza.
[3]  Vernalizzazione è uso del freddo umido per stimolare alcuni processi biologici.
[4]  In agronomia è sinonimo di varietà coltivata

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