VAVILOV E STRAMPELLI
DUE GIGANTI
di
BETI PIOTTO
La Conferenza internazionale sul frumento di Roma (1927)
Nel 1927 si incontrarono a Roma tre
grandi studiosi in materia di agricoltura, miglioramento genetico, ecologia
agraria, fitogeografia, diversità biologica: Nazareno Strampelli (Italia),
Erich von Tschermark (austriaco) e Nikolaj Vavilov (russo).
L’occasione di tale ritrovo fu la
Conferenza internazionale sul frumento di Roma (30 paesi rappresentati da 120
partecipanti) che si è tenuta nella sede dell’allora Istituto internazionale di
agricoltura, oggi Villa Lubin a Villa Borghese, Roma, sede del Consiglio
Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL). I lavori furono aperti il 25
aprile 1927 da B. Mussolini che vedeva il meeting scientifico come strumento di
prestigio internazionale e per propagandare i suoi ambiziosi obiettivi rurali.
VILLA LUBIN A VILLA BORGHESE
La Conferenza organizzò una visita alla Stazione sperimentale di granicoltura Rieti, “regno” e passione di Strampelli, dove è stato reso omaggio a Carlotta Strampelli, devota collaboratrice di suo marito, morta l’anno precedente. La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti oggi fa parte del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, CREA.
L'Istituto Nazionale di Genetica per la
Cerealicoltura di Roma,
via Cassia 176, in una foto del 1920. Foto: Wikicommons
MUSEO STRAMPELLI
RIETI
via Cassia 176, in una foto del 1920. Foto: Wikicommons
MUSEO STRAMPELLI
RIETI
Per la verità gli atti della Conferenza mostrano discussioni con stile molto rispettoso su un particolare che, dopotutto, oggi ci appare abbastanza secondario: E. Tschermak e N. Vavilov dubitavano sull’esistenza dell’ibrido tra Triticum aestivum “Rieti” e T. villosum (= Haynaldia villosa = Dasypyrum villosum) ottenuto da Strampelli.
Un brutto momento della storia
Questi giganti della lotta alla
fame non sapevano che in pochi anni sarebbero stati travolti dalla storia e
marcati per sempre dalla politica. Il loro lavoro è stato per fortuna
rivalutato, come era giusto e necessario, in tempi più recenti ma non
abbastanza nel caso di Strampelli.
N. Vavilov, che prima di cadere in disgrazia presso Stalin aveva avuto dal regime ingenti sostegni per spedizioni intorno al mondo mirate a creare collezioni vegetali, sviluppare una rete di istituti per la ricerca agronomica e dare corpo alla sua teoria sui centri di origine delle specie coltivate, fu vittima di false accuse, come presunte attività antisovietiche, e perseguitato per non aderire alla “genetica marxista” che mancava decisamente di solide basi scientifiche. Artefice della sua morte di stenti in carcere (1943) fu Lysenko, studioso che fondamentalmente invidiava le strepitose capacità intellettuali e carismatiche di Vavilov.
I CENTRI DI ORIGINE DI VAVILOV
N. Strampelli è stato un profondo
innovatore della cerealicoltura che applicò le leggi di Mendel a sua insaputa
quando queste erano del tutto ignorate dal mondo scientifico e dovevano ancora
essere riscoperte. Tutto ciò permise la creazione di un’enorme quantità
di varietà di cereali che consentirono all’Italia l’autosufficienza granaria:
si passò da una media di 49 milioni di quintali annuali nel quadriennio 1910-13
ai 70 milioni per anno nel quadriennio 1930-33. Un miracolo.
Nonostante il suo grande valore scientifico subì una damnatio memoriae
per quasi un cinquantennio a causa del suo lavoro strettamente legato al regime
fascista. Molto si divagò sulle visite notturne di Mussolini alla “sua”
Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti per discutere sulla battaglia
del grano.
STRAMPELLI E MOGLIE
E’ chiaro però che senza il
supporto del regime fascista le sue idee geniali avrebbero avuto scarse
possibilità di emergere soprattutto perché combattuto da un’elite universitaria
con idee scientifiche non particolarmente evolute.
Damnatio memoriae va anche considerata la mancata evocazione della figura e opera di Strampelli nella Expo 2015 “Nutrire il Pianeta” di Milano; non è stato giustamente onorato l’agronomo cui l’obiettivo primario è stato proprio quello di nutrire il mondo.
Damnatio memoriae va anche considerata la mancata evocazione della figura e opera di Strampelli nella Expo 2015 “Nutrire il Pianeta” di Milano; non è stato giustamente onorato l’agronomo cui l’obiettivo primario è stato proprio quello di nutrire il mondo.
Strampelli meritava essere stato accomunato a Borlaug nel premio
Nobel per la pace nel 1970 che quest’ultimo ricevette per la cosiddetta
Rivoluzione Verde. Sicuramente ne era degno in quanto aveva fatto un
lavoro genetico straordinario e simile a quello di Borlaug ma ben più di mezzo
secolo prima. Anzi, un lavoro migliore in quanto non prevedeva i
consistenti input richiesti dai grani di Borlaug. La sua grandezza è
ingiustamente stata punita per aver operato in un periodo che si voleva
cancellato dalla storia.
Solo negli anni ’60, i due giganti
erano morti 20 anni prima, la comunità scientifica internazionale supportata
dalla FAO giunse alla conclusione che la salvaguardia della diversità genetica
vegetale era una priorità assoluta per lottare contro la fame. Strampelli e Vavilov avevano dimostrato che
una grande diversità poteva garantire la sicurezza alimentare perché la
variabilità consentiva la creazione di nuove varietà coltivate, idonee alle
differenti condizioni eco pedologiche nonché ai continui cambiamenti di vario
tipo.
Negli anni ’20 Vavilov fu incaricato
dalla Russia post rivoluzionaria di portare la produzione di frumento alla
sufficienza, un compito difficilissimo data la vastità del territorio e le
condizioni economiche e sociali del nuovo stato. Visitando l’immenso paese notò come le
varietà coltivate nelle differenti aree, in risposta all’adattamento ad
ambienti differenti, avessero caratteristiche ecofisiologiche diverse. Osservò inoltre che più si andava verso il
Caucaso, più la diversità delle varietà aumentava. Immaginò quindi che il frumento si fosse
originato al sud e che i climi freddi del nord avessero permesso l’esistenza di
solo poche varietà adatte a quelle condizioni estreme. Successive visite nei paesi del Medio Oriente
lo portarono ad individuare un’area fra il Nord dell’Iraq ed il sud della
Turchia dove la diversità dei frumenti era massima: aveva così identificato
l’area dove questo cereale si era originato.
In anni successivi le osservazioni svolte durante i numerosissimi viaggi
di studio in tutti i continenti sono state lo strumento per descrivere i centri
di origine (o centri di differenziazione) delle specie ovvero le aree
geografiche in cui un gruppo di vegetali, domesticati o selvatici, ha
sviluppato originalmente le sue caratteristiche distintive. Oggi la genetica molecolare ha confermato in
pieno l’intuizione di Vavilov.
L’importanza dei centri di origine
delle specie coltivate risiede nel fatto che sono i luoghi geografici dove
ricavare la massima diversità genetica per creare nuove varietà.
Facendo ricorso alla variabilità
osservata, raccolta e collezionata tra 1916 e 1940 grazie a circa 140
spedizioni in tutti i continenti, e basandosi sulle esperienze di Strampelli,
Vavilov poté costituire nuove varietà di frumento che diedero alla Russia un
aumento delle produzioni cerealicole.
Nel 1925, a San Pietroburgo, egli fondò un istituto per conservare i
campioni di germoplasma[1] che
nelle sue esplorazioni individuava affinché essi potessero essere la base del
futuro miglioramento genetico del frumento e di tante altre specie. Nasceva così la prima banca del germoplasma
al mondo, oggi è il Vavilov Research Institute of Plant Industry di San
Pietroburgo (VIR). Oggi l’istituto è
organizzato in 9 dipartimenti e può contare su 12 stazioni di ricerca, da
Krasnodar (sul Mar Nero) a Vladivostok (sul Mar del Giappone). Studia lo
sviluppo, la conservazione e la resistenza delle piante catalogando anche
malattie e parassiti.
Vi è un aspetto delle ricerche di
Vavilov che ha dato un contributo morale straordinario alla conoscenza della
storia dell’umanità. Le primitive
civiltà agricole che sfruttarono le piante native dei diversi centri di
origine, praticamente non ebbero scambi culturali tra di loro. La dimostrazione del fatto che tali popoli
abbiano avuto la capacità di addomesticare le specie autonomamente in periodi
storici più o meno contemporanei giunse in Europa con straordinario tempismo,
proprio quando imperavano governi con filosofia nazifascista: i suoi studi
evidenziavano in modo chiaro e contundente l’inconsistenza della teoria della
superiorità della razza ariana.
Oltre il personale impegno,
l’indubbia capacità (parlava sei lingue tra cui l’italiano) e l’energia nel
lavoro, Vavilov aveva un carisma irresistibile che gli consentì la formazione
di generazioni di ricercatori entusiasti e a lui fedelissimi. Questi eredi scientifici, convinti della loro
missione e nonostante essi stessi non avessero da mangiare, hanno difeso le
collezioni di semi provenienti da tutto il mondo (la maggior parte
commestibili!) durante il lungo assedio nazista a San Pietroburgo. Questa odissea è stata più volte
romanzata. Tra le ultime si cita il
libro “Hunger” (fame) di Elise Blackwell, pubblicato nel 2003.
Altri atti di devozione sono stati
la conservazione dopo il suo arresto di molti lavori non pubblicati di Vavilov
da parte dei suoi collaboratori. Questo
materiale vide finalmente la luce in Occidente negli anni ’70, in gran parte
grazie al International Plant Genetic Resources Institute di Roma (oggi
Bioversity Int.). In Unione Sovietica è
stato tardivamente rivalutato e commemorato con francobolli.
Vavilov fece tre viaggi in Italia
(comprese Sardegna e Sicilia) per la raccolta di risorse genetiche, il tutto è
stato da lui descritto minuziosamente.
Essendo una personalità multiforme è rimasto affascinato dalla nostra
cultura; ci sono infatti appunti su ogni argomento: dall’archeologia a Virgilio
alle vite maritate viste in Umbria. Il
suo riferimento professionale preferito era però l’esperto di ecologia agraria
imolese Girolamo Azzi [2](1885-1969)
che aveva ben descritto i climi in cui si coltivava il frumento in tutto il
mondo e tra l’altro parlava la lingua russa.
Vavilov e Lysenko. Dall’inizio degli anni ’30 la collettivizzazione staliniana dell’agricoltura provocò un marcato declino nella produttività dovuto non tanto alle rese delle varietà coltivate quanto alla cattiva gestione delle aziende. Questo gettò ombre sulle figure dei ricercatori che lavoravano sulle collezioni di risorse genetiche che servivano ad aumentare la disponibilità di diversità biologica e sul miglioramento genetico che impiegava in diverso modo il germoplasma raccolto e conservato nella banca del seme di San Pietroburgo.
Comparve allora Trofim Lysenko, studioso che riscosse successi nel campo della vernalizzazione[3] poi diventato Presidente dell’Accademia Sovietica di Scienze Agrarie, anche in virtù delle sue simpatie politiche.
Appoggiato dal regime e mosso da forti sentimenti di invidia, Lysenko instaurò un opera serrata di persecuzione a Vavilov e ad altri scienziati dell’Istituto fondato da questo a San Pietroburgo.
Il pensiero scientifico di Lysenko era fondato sul Lamarckismo ovvero il principio per cui gli organismi, così come si presentano, sono il risultato di un processo graduale di modificazioni che avvengono sotto la pressione delle condizioni ambientali. In poche parole l’uso continuato di alcune o tutte le parti di un essere vivente porterebbe a modificazioni che possono essere trasmesse alla progenie.
La posizione di Lysenko dava forma ad una filosofia che era funzionale al regime ma, purtroppo per Vavilov, era lontana dai concetti darwiniani dell’evoluzione e dall’importanza della diversità genetica che quest’ultimo sosteneva.
Anche Lysenko fu vittima della
politica: quando gli mancarono gli appoggi dal governo centrale fu messo
completamente in disparte e dimenticato.
N.
Strampelli
(1866 – 1942) è stato un profondo innovatore della cerealicoltura che per pura
intuizione applicò le leggi di Mendel a sua insaputa quando queste erano del
tutto ignorate dal mondo scientifico e dovevano ancora essere riscoperte. Tutto ciò permise sin dai primi anni del ‘900
e lavorando a Rieti la creazione di un’enorme quantità di varietà di
cereali. Nonostante la carenza di
attrezzature, Strampelli alla fine del 1904 aveva sviluppato 53 ibridi diversi.
L'anno successivo sarebbero stati 112, e 134 nel 1906. In un tempo in cui in Italia il miglioramento
avveniva generalmente per semplice selezione, Strampelli ottenne le nuove
varietà grazie alla diversità genetica incrociando specie, forme e varietà per
la produzione di ibridi che dovevano avere elevata produttività, resistenza
alle malattie (famose per la resistenza alla ruggine sono le cultivar[4]
“Rieti”, “Ardito” e “Terminillo”) ed altezza limitata per evitare
l’allettamento dovuto a piogge o venti (frequente invece nelle varietà
alte).
L’occasione d'oro per Strampelli di
dimostrare l'efficacia del suo lavoro fu la "battaglia del grano"
lanciata da Mussolini nel 1925 per ridurre il volume delle importazioni di
cereali. A quel tempo Strampelli aveva
già creato un certo numero di varietà molto produttive e resistenti che,
sebbene fossero ancora in fase sperimentale, potevano essere comunque coltivate
su tutto il territorio italiano e anche in altri paesi, in territori che in
molti casi avevano già ricevuto una consistente migrazione italiana. L’evidente aumento della produzione del
cereale base della dieta mediterranea è stato opportunamente propagandato dai
media fascisti per mostrare i progressi concreti raggiunti dalla nazione. Si è raggiunta l’autosufficienza granaria: si
passò da una media di 49 milioni di quintali annuali nel quadriennio 1910-13 ai
70 milioni per anno nel quadriennio 1930-33.
Un miracolo.
Agli albori della seconda guerra sul
90% della superficie coltivata a grano in Italia vennero impiegate varietà
create da Strampelli. Non sorprende
quindi che le nuove varietà siano state battezzate con nomi evocativi come
"Edda", "Balilla" o "Littorio" e che Mussolini
visitasse Strampelli nel suo istituto di Rieti con una certa assiduità.
Da Rieti Strampelli concepì, diede
vita e organizzò la ricerca agronomica in Italia attraverso strutture
tecnico-scientifiche per lo studio ed il miglioramento genetico di diverse
specie ad uso alimentare e industriale.
L'Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma, sulla
via Cassia, coordinava dieci stazioni dove si sperimentavano le nuove cultivar:
di S. Angelo Lodigiano, Badia Polesine, Cagliari, Foggia, Montagna, Urbino,
Forlì, Inviolatella, Rieti, Leonessa (la maggior parte di queste istituzioni
oggi fa parte del CREA). Non a caso nel
fregio della biblioteca dell’Istituto sulla Cassia aveva fatto inserire una
frase di Varrone, suo nume ispiratore, che racchiudeva i principi del metodo
scientifico sperimentale: “La natura ci
ha dato due strade per giungere alla conoscenza delle cose agrarie e cioè
l'esperienza e l'imitazione. Gli antichi agricoltori appresero la gran parte
delle cose tramite l'esperienza mentre i loro discendenti appresero soprattutto
tramite l'imitazione. Noi dovremmo oggi fare ambedue le cose, e cioè da un lato
imitare gli altri e dall'altro saggiare le cose tramite esperimenti svolti non
tanto seguendo il caso quanto adottando un metodo razionale”.
A distanza del tempo che ci separa dal fascismo,
il rapporto di Strampelli con il governo appare abbastanza asettico. Era un vero operaio: trascorreva gran parte
del suo tempo nei campi sperimentali e faceva di tutto per non finire
impigliato in questioni politiche. Si è dovuto iscrivere al partito fascista
perché Mussolini glielo aveva imposto come condizione per la gestione
tecnico-scientifica della "battaglia del grano". Rifiutò la nomina a Senatore del Regno perché
con eleganza dichiarò che le sue caratteristiche erano "assolutamente
negative". Non firmò le leggi
razziali applicate in Italia dopo il 1938.
Come i davvero grandi, era una persona umile e
generosa. Ha affrontato in prima persona problemi sociali e l'emergenza creata
dal terremoto di Marsica (1915).
Basterebbe nominare la celeberrima cultivar di
grano duro “Senatore Cappelli”, ricercatissima ancora oggi per la sua elevata
qualità, ma va ricordato che i suoi grani di strada ne hanno fatta parecchia,
giungendo in Messico, in Argentina, in Cina, in Australia ed in molte altre parti
del mondo. Strampelli però non ha mai
voluto brevettare le sue varietà, se lo avesse fatto sarebbe diventato molto
ricco grazie alle royalties. Non sorprende perciò che il suo testamento si
apra con la descrizione dell’ipoteca che pesava sulla sua casa.
Ha avuto pochissimo tempo per scrivere, lo spiega
lui stesso nel 1932: “E il tempo a me è
mancato di fare tante cose che pure avrei voluto veder compiute. Le mie pubblicazioni, quelle a cui tengo
veramente, sono i miei grani. Non conta
se essi portano il mio nome; ma ad essi è e resta affidata la modesta opera
mia”.
Affettuoso, e determinante per il suo lavoro, fu
il suo rapporto con Carlotta Parisani (discendente di Luciano Bonaparte), una
moglie molto amata che fu la sua più fedele ed efficace collaboratrice in
laboratorio e sul campo. Strampelli ha
dedicato a lei una delle sue varietà di grano più famose
("Carlotta"). La dolce
Carlotta che raccomandava al marito, ormai famoso, di prendersi cura della sua
salute (“...Ora non puoi dirmi che costa troppo,
perché hai per curarti, ed è obbligo, dovere e necessario che curi e mantieni
la tua salute più a lungo, e meglio che puoi…”) o chiedeva di guardare le
vetrine di Roma per avere un’idea dei prezzi dei pantaloni da comprare al
figlio Benedetto (in seguito diventato un famosissimo oculista).
A Carlotta Strampelli è stato intitolato
quest’anno un premio destinato, non a caso, a donne che studiano il grano:
Conferenza Internazionale Wheats & Women e premio “Carlotta Award 2018” (https://sostenibilita.enea.it/news/conferenza-internazionale-ww-e-premio-carlotta-award-2018
; www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/in_breve/2018/06/15/ricerca-al-femminilecrea-premiato-per-studio-genetico-grano_9f7f833e-2ba9-4ed6-b2bf-af56edade5d4.html
).
Nonostante il suo grande valore scientifico
Strampelli subì una damnatio memoriae
per quasi un cinquantennio a causa del suo lavoro legato al regime
fascista. Molto si divagò sulle visite
notturne di Mussolini alla “sua” Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti
per discutere sulla battaglia del grano.
E’ chiaro però che senza il supporto del regime fascista le sue idee
geniali avrebbero avuto scarse possibilità di emergere soprattutto perché da
sempre combattuto da un’elite universitaria con idee scientifiche non
particolarmente eccelse. Damnatio memoriae va anche considerata
la mancata evocazione della figura e opera di Strampelli nella Expo 2015
“Nutrire il Pianeta” di Milano; non è stato giustamente onorato l’agronomo cui
l’obiettivo primario è stato proprio quello di nutrire il mondo.
Strampelli meritava essere stato accomunato a
Borlaug nel premio Nobel per la pace nel 1970 che quest’ultimo ricevette per la
cosiddetta Rivoluzione Verde.
Sicuramente ne era degno in quanto aveva fatto un lavoro genetico
straordinario e simile a quello di Borlaug ma ben più di mezzo secolo
prima. Anzi, un lavoro migliore in
quanto non prevedeva i consistenti input (in particolare fertilizzanti)
richiesti dai grani di Borlaug. La sua
grandezza è stata ingiustamente punita per aver operato in un periodo che si
voleva cancellato per sempre dalla storia.
Molti però hanno lavorato amorevolmente per
conservare il ricordo della vita e dell'opera di Nazareno Strampelli e per
preservare luoghi e oggetti. La Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti
può far comprendere il suo mondo e la sua passione. Tra i numerosi e interessanti oggetti e
strumenti presenti nella struttura vi sono 3.000 fiale in cui sono conservate
le varietà di grano create nel periodo 1904-1940. Questa è, quasi certamente,
la prima raccolta di germoplasma costituita in Italia.
L'Archivio di Stato di Rieti (Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo), attraverso il suo direttore, Roberto
Lorenzetti, è l'orgoglioso depositario di preziosi documenti che sono stati
catalogati e ordinati in dettaglio e messi a disposizione del pubblico. Sempre l’Archivio di Stato di Rieti ha messo
in rete un Museo Virtuale dedicato a Strampelli, accessibile dal sito http://www.asrieti.it/PUBBLICAZIONI/strampelli/index.html
Le loro
strade virtualmente si congiungono
Se è vero che Vavilov fece tesoro
delle esperienze di Strampelli, gli scambi diretti tra loro non sono stati così
intensi, forse hanno pesato gli indirizzi politici dei rispettivi paesi, ma le
cose sono profondamente cambiate dopo i mutamenti determinati dalla seconda
guerra e la caduta del muro di Berlino.
Loro non c’erano più ma ormai era chiara a tutti la rilevanza dei loro
studi.
Nel
dopoguerra Il Prof Borojevic, jugoslavo, ha avuto il coraggio (la Jugoslavia
aveva un regime imposto dall’Unione Sovietica) di sottolineare l’importanza
della genetica di Strampelli nei congressi internazionali e da lì poi altri (ma
non ancora gli Italiani!) hanno dato testimonianza in occasione della Quinta
conferenza internazionale sul frumento di Ankara nel 1996.
Nel 1989 crolla il muro di Berlino e
con esso l’Unione Sovietica. E anche il grande patrimonio genetico del Vavilov
Research Institute of Plant Industry rischia di essere trascinato dagli eventi
epocali. A risollevare le sue sorti nei
primi anni ’90 è proprio l’Italia con un progetto di due anni gestito dall’Enea
in collaborazione con i ricercatori dell’istituto russo e finanziato dalla
Fondazione Intas, un’emanazione della Commissione Ue specifica per i progetti
nell’ex Unione Sovietica.
Nel 1993, grazie ad una
collaborazione USA-Russia, alla sede del Vavilov Research Institute of Plant
Industry di San Pietroburgo, arrivarono computer, software, stampanti e schermi
grafici pagati dagli americani per migliorare i lavori di catalogazione.
Nel 2010 ricercatori di tutto il
mondo si sono mobilitati per impedire ad una speculazione immobiliare di
distruggere la stazione sperimentale di Pavlovsk, parte del Vavilov Research
Institute of Plant Industry di San Pietroburgo, e le sue raccolte di piante
alimentari europee, molte delle quali estinte in natura.
Nel 2015 è stata recuperata e
salvata per noi Italiani la varietà di pomodoro “Varrone”, costituita da
Strampelli. Il “Varrone” fu apprezzato
come varietà da conserva fino agli anni '30, tanto da essere menzionato
dall’Enciclopedia Treccani nella voce dedicata al pomodoro. Roberto Papa, professore di genetica agraria
dell'Università Politecnica delle Marche ha coordinato la ricerca in
collaborazione con Sergio Salvi, biologo e biografo di Strampelli, e con
Giovanna Attene, professoressa di genetica agraria dell'Università di
Sassari. E dove stava il famoso pomodoro
Varrone? Nientemeno che nella banca del seme del Vavilov Research Institute of
Plant Industry di San Pietroburgo. Ora
si che possiamo fare una ricetta 100% Strampelli: pasta “Senatore Cappelli” con
sugo di pomodori “Varrone”!
L’International Center for
Agricultural Research in the Dry Areas
( ICARDA), che prima della guerra civile siriana aveva sede ad Aleppo, Siria, aveva anche un edificio intitolato a Nazareno Strampelli nonché una lapide commemorativa. Le costruzioni sono state distrutte nel corso del conflitto ma il materiale custodito è stato trasferito in siti più sicuri.
( ICARDA), che prima della guerra civile siriana aveva sede ad Aleppo, Siria, aveva anche un edificio intitolato a Nazareno Strampelli nonché una lapide commemorativa. Le costruzioni sono state distrutte nel corso del conflitto ma il materiale custodito è stato trasferito in siti più sicuri.
Per chiudere
Queste sono due vite straordinarie, due storie di
amore per gli altri che si dovrebbero far sapere a tutti e non solo agli
agronomi che le conoscono già e sono fieri di questi illustri “colleghi”.
BIBLIOGRAFIA
CONSULTATA
Baltadori
A., Pinnola I.M. (1994). Girolamo Azzi.
Il fondatore dell'ecologia agraria. Editrice La Mandragora, Imola. 144 pp.
Boggini
G., Cattaneo M., Corbellini M., Perenzin M., Brandolini A., Vaccino P. (2004).
Le varietà di frumento tenero costituite da nazareno strimpelli: descrizione
morfologica, agronomica, biochimica, molecolare e tecnologica. Rivisitazione
scientifica di una pagina di storia italiana http://lagopiediluco.altervista.org/bcs/casagialla/mariweb/strampelli.pdf
Borojevic S., Potocanac J. (1966). The development of the Yugoslav programme for
creating high-yielding wheat varieties. Proc. 5th Yugoslav Symposium on
Research of Wheat. Savremena Poljoprivreda. Novi Sad 14 (11–12):7–36.
Borojevic K, Borojevic K. (2005). The transfer and
history of “reduced height genes” (Rht) in wheat from Japan to Europe. J Hered.
96: 455–459. pmid:15829727 https://academic.oup.com/jhered/article/96/4/455/2187931
Giorgi B. (2014). Le due rivoluzioni verdi del XX secolo: i protagonisti,
i luoghi, i tempi, i grani impiegati, i risultati – un piccolo omaggio a due
grandi benefattori dell’umanità, Nazareno Strampelli e Norman Borlaug, CERMIS,
Centro ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N.
Strampelli" http://www.cermis.it/filesmiscellanea/strampelli/le_due_rivoluzioni_verdi.pdf
Lorenzetti
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e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra.
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Meunissier A. (1927). La Conférence
Internationale du Blé. Journal
d'agriculture traditionnelle et de botanique appliquée. 74:671-682
Recupero
'Varrone', pomodoro Strampelli, grazie a lavoro ricercatori Università
Politecnica Marche www.ansa.it/marche/notizie/terraegusto/2016/03/09/recupero-varrone-pomodoro-strampelli_5966625f-eb8b-4ac3-9a74-da5ffab92219.html
Vavilov N.I. (1997). Five continents. International
Plant Genetic Resources Institute, Rome, Italy. https://www.bioversityinternational.org/fileadmin/user_upload/online_library/publications/pdfs/419.pdf
infine il collegamento ad un altro post: grano e massoneria
FRANCOBOLLO COMMEMORATIVO DI VAVILOV
infine il collegamento ad un altro post: grano e massoneria
SE VOLETE SAPERE QUALCOSA IN PIU' DELLE BANCHE DEI SEMI IN ITALIA IL TESTO CHE SEGUE E' TRATTO DA WIKIPEDIA:
Le Banche dei
semi in Italia
FONTE WIKIPEDIA
In Italia, come nel resto del mondo, le
banche dei semi sono di recente istituzione. È in corso di progettazione da
parte della Società Botanica Italiana e del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare una rete tra le
Banche del germoplasma italiane, denominata Rete Italiana Banche del
germoplasma per la conservazione Ex situ della flora spontanea italiana (RIBES[14]). Ne ha dato conto l'Informatore
Botanico Italiano, organo di pubblicazione della SBI[15].
·
Banca del Germoplasma delle Alpi sud occidentali, Parchi e riserve naturali
cuneesi (B. Gallino)
·
Lombardy Seed Bank, CFA-Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia (G.
Rossi), dal 2005,[17]: la Banca del
germoplasma della Regione Lombardia si trova nel Centro Flora
Autoctona all'interno del Parco del Monte Barro[18].
·
Laboratorio per la conservazione della diversità vegetale ligure, Giardini botanici Hanbury - Università di Genova (S. Giammarino)
·
Banca del germoplasma dell'Orto botanico di Pisa, Università di Pisa (G. Bedini), una delle più importanti banche dei
semi d'Italia[19]
·
Banca del germoplasma per la conservazione delle specie anfiadriatiche,
Università politecnica delle Marche (E. Biondi)
·
Banca del germoplasma dell'Appennino centrale, presso il Centro di Ricerche
Floristiche dell'Appennino dell'Università degli Studi di Camerino[20] Parco nazionale del
Gran Sasso e Monti della Laga (I. Londrillo)
·
Banca del germoplasma del Molise (A. Stanisci), dal 2007, situata nel
Dipartimento di S.T.A.T. di Pesche[21]
·
Banca del germoplasma, CODRA Mediterranea s.r.l. (E. Lanzillotti)
·
Banca del germoplasma dell'Orto botanico di Palermo, Università di Palermo (A. Scialabba), dal 1993,[22]
·
Banca di germoplasma del Mediterraneo ONLUS (I. Li Vigni), dal 1998
Altre banche dei semi in Italia:
·
nel 2006 nasce la Banca dei semi di Pietracuta gestita da Civiltà Contadina la quale cerca di coordinarsi con i seed savers italiani[23]
·
all'interno del progetto Orti delle erbe spontanee della
Accademia delle Erbe Spontanee del Lazio è inclusa una Banca dei semi[24]
·
dal 2007 è operativa la Banca dei Semi dell'Associazione Eta Beta Onlus che
affianca all'attività di conservazione ex-situ, la promozione e la diffusione
di germoplasma di specie vegetali di cui è attestato un uso culturale
(alimentare, artigianale, medicinale, industriale, ecc). Dispone di un centro
di conservazione, di una masseria e terreni per la rigenerazione del materiale
presente in banca, di un'area attrezzata per attività didattiche e di studio e
di una estesa rete di corrispondenti.[25]
·
nel 2013 nasce la Banca
dei Semi Salentina[collegamento interrotto], con sede a
Giuggianello in provincia di Lecce in Puglia. Ha l'obiettivo primario di
reperire i semi tradizionali tramite una rete diffusa di coltivatori e di seed
savers, inclusi Istituti Agrari e Orti Urbani della provincia di Lecce, i quali
conservano e/o coltivano varietà locali e che scambiano liberamente i semi in
loro possesso, strategia antichissima per la conservazione e la diffusione
della biodiversità in Puglia. La banca dei semi
salentina, valorizza le semenze tradizionali tramite la “Caratterizzazione
partecipata”, che inserisce le varietà locali nel registro dei prodotti
tradizionali di Puglia, in maniera pubblica e partecipativa, inoltre coordina
workshops, eventi pubblici, attività nelle scuole, seminari e molto altro
ancora nell'ambito della comunicazione ed educazione ambientale in Puglia.
[1] Germoplasma è tutto ciò che può trasmettere
ereditarietà (semi, talee, polline sono forme di germoplasma).
[2] E’ buona l’occasione per sottolineare come
Girolamo Azzi, autore del volume "Ecologia agraria" (1928), sia un
altro studioso italiano dimenticato nonostante il suo altissimo livello
scientifico. Conosceva molte lingue tra
cui il russo. Nel 1934 fu invitato
nell'Unione Sovietica da Vavilov che conduceva ricerche simili nel suo
paese. Per questi rapporti scientifici
con l'Unione Sovietica Azzi fu guardato con sospetto dal regime fascista. Di nuovo la politica che ostacola la scienza.
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