RICEVIAMO E VOLENTIERI RIPUBBLICHIAMO
dal
blog di NoixLucoli
di emanuela mariani
LA QUERCIA
DI BETI PIOTTO
Quando si dice “forte
come una quercia” si dice una mezza verità. Ma una mezza verità è anche una
mezza bugia. Le querce, ovvero le numerose specie che appartengono al genere
Quercus, compaiono spesso negli stemmi per indicare forza: dall’emblema della
Repubblica Italiana a quello di molte famiglie (della Rovere, Farnese, ecc.). E
la potenza di queste piante è vera tenuto conto della maestosità degli alberi e
della robustezza del legno. Quello che non si dice è che le querce hanno un
debolissimo tallone d’Achille rappresentato dalla loro propagazione.
Intanto, come tante
altre specie arboree, la fruttificazione delle querce è irregolare. Ci sono
”pascione” e cioè anni di elevata produzione di ghiande (per comodità le
chiamiamo semi ma botanicamente sono frutti) che si alternano ad anni di
fruttificazione scarsa, l’entità dell’intervallo varia con la specie e con le
condizioni ambientali. Quando la fruttificazione è scarsa risulta anche bassa
la qualità del seme, di conseguenza non è consigliato l’impiego per eventuali
rimboschimenti. Dal punto di vista eco-fisiologico, successivi anni di “magra”
aiuterebbero a contenere le popolazioni di nemici naturali che diminuirebbero
progressivamente la loro presenza. Nell’anno di pasciona, invece, grazie alla
massiccia presenza di ghiande la specie vegetale sarebbe in grado di espandere
il proprio areale di distribuzione.
Altra limitazione nella
propagazione delle querce è rappresentato dalla disseminazione. Le ghiande sono
semi relativamente pesanti e rimangono naturalmente vicine alla pianta madre
dove la competizione risulta elevata. Vi è quindi bisogno di vettori (uccelli
e/o piccoli mammiferi) per trasportare i semi altrove ed espandere così la
presenza della specie. Se in territori poco antropizzati questo non è un
problema, la disseminazione diventa difficile in aree frammentate,
cementificate, intensamente abitate come le zone costiere.
Più del 90% delle 7.000
specie di cui è stata studiata l’attitudine alla conservazione del seme ha sviluppato
un meccanismo di auto-conservazione che, in modo estremamente semplificato, può
descriversi così: raggiunta la maturità, i semi “spengono” tutti i processi
fisiologici e si auto-essiccano (in genere fino ad un contenuto di umidità
intorno al 10%). In questo stato possono meglio resistere all’inverno, al
tempo, ad avversità di diverso tipo (noti sono i chicchi di cereali ancora
vitali nelle tombe egizie) e quindi l’uomo ha sfruttato questa caratteristica
naturale per conservare a lungo i semi destinati all’alimentazione. La
possibilità di conservare a lungo i semi rappresenta un’arma potente per la
difesa delle risorse genetiche, un’assicurazione per il futuro. In questo senso
è stata recentemente inaugurata nelle Isole Svalbard una gigantesca Banca dei
Semi (Svalbard Global Seed Vault, v. foto) che ha la missione di conservare il
patrimonio genetico vegetale, principalmente quello agro-alimentare, di tutti i
paesi del mondo. Viene perciò naturale chiamare “Banca” un luogo che custodisce
tesori genetici per oggi e per il futuro.
In tempi di forti
cambiamenti climatici preoccupante è, invece, l’esistenza effimera delle
ghiande che vivono soltanto pochi mesi (dall’autunno alla primavera) e sono di
difficile (e costosa) conservazione da parte dell’uomo. A differenza dei semi
sopradescritti (botanicamente detti “ortodossi”), nella loro evoluzione i
frutti delle querce non hanno sviluppato i processi di disattivazione
fisiologica ed auto-essicazione, anzi, la disidratazione è letale. Non vi è in
questi semi una “pausa” dei processi vitali per cui le ghiande sono portate a
germinare subito se vi sono la condizioni. Nei nostri climi è il freddo a
rallentare la germinazione fino alla primavera ma se l’autunno non è stato
particolarmente severo le ghiande emettono la radice (che assorbe acqua e le
mantiene in vita) e aspettano la primavera per completare la germinazione con
l’emergenza della parte aerea (vedi grafico). L’assorbimento di acqua porta
all’aumento di volume e quindi alla spaccatura delle vestiture esterne; i
cotiledoni rimasti così parzialmente scoperti spesso acquisiscono una
colorazione rossastra in inverno. Le ghiande che per motivi diversi in
primavera non sono riuscite a germinare, muoiono.
La conservazione
artificiale delle ghiande, che non va mai oltre i 3-4 anni, è stata
intensamente studiata in Polonia ed in Francia in risposta ai crescenti periodi
di scarsa fruttificazione che rallentavano i lavori di rimboschimento. La
conservazione artificiale delle ghiande è comunque costosa perché abbisogna di
grandi spazi e di termo-trattamenti per il controllo di funghi. La
crioconservazione in azoto liquido di embrioni diventerà, probabilmente, una
via percorribile per molte specie con semi di difficile conservazione come le
ghiande; al momento è applicata in via sperimentale per materiale
particolarmente prezioso (le collezioni rinascimentali di agrumi di Cosimo dei
Medici vengono conservate anche in questo modo).
Le specie quercine sono
importanti in Italia in quanto componenti fondamentali delle nostre foreste. Le
descritte peculiarità delle ghiande scoprono però lati di vulnerabilità che
possono essere ragionevolmente arginati se si lavora per non disturbare gli
habitat naturali di queste specie favorendo inoltre la continuità del verde per
consentire gli scambi genici tra popolazioni. A questo proposito è bene
ricordare ancora che per i semi delle querce non vi sono attualmente vie
relativamente poco costose di protezione delle risorse genetiche come la lunga
conservazione dei semi in Banche dei Semi, largamente praticate, invece, per
altre specie vegetali con semi che tollerano la disidratazione spinta.
Beti Piotto
ISPRA Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale
LA BANCA DEL GERMOPLASMA
ISOLE SVAALBARD
Svalbard Global Seed Vault
Svalbard Global Seed Vault
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