ANTICA IMMAGINE DI VENDEMMIA
LAVORAZIONE DEL TERRENO TRA I FILARI
VITE MARITATA CASALINGA
AUTORE SCONOSCIUTO
fonte: Compagnia del giardinaggio
fonte: Compagnia del giardinaggio
VITE MARITATA A GELSI - PIANURA DEL METAURO (FANO)
FONTE: lavalledelmetauro.org
foto: POGGIANI LUCIANO
FONTE: lavalledelmetauro.org
foto: POGGIANI LUCIANO
VITE MARITATA AD ACERO
VITE FOLIGNATA(?)
PONTERICCIOLI
CANTIANO 1996
FOTO: FIOCCO VIRGINIO
VITE FOLIGNATA(?)
PONTERICCIOLI
CANTIANO 1996
FOTO: FIOCCO VIRGINIO
VALLE DEL METAURO
FONTE: METAURO.ORG
Filari
FONTE: METAURO.ORG
Filari
Fino alla prima metà del secolo scorso i filari
("filón") paralleli di viti, distanti fra loro 12 -15 metri , sostenuti da
oppi (aceri campestri) o mandorli piantati ogni dieci metri costituivano
l'elemento caratteristico del paesaggio agricolo della valle; terreni liberi da
filari, detti "campi", erano rari. Poche anche le zone a vigneto.
PIANTATA EMILIANA
S.LAZZARO DI SAVENA (BO)
FONTE: storicamente.org
S.LAZZARO DI SAVENA (BO)
FONTE: storicamente.org
ANTICA PIANTATA AVERSANA
DIPINTO AUTORE ECKART
VITE MARITATA AD ACERO
CANTINA NOVELLI
DI MONTEFALCO
FONTE: CIVILTA' DEL BERE.ORG
AUTORE: ROGER SESTO 2011
UN CENTINAIO DI ACERI CAMPESTRI DA MARITARE CON TREBBIANO SPOLETINO
CANTINA NOVELLI
DI MONTEFALCO
FONTE: CIVILTA' DEL BERE.ORG
AUTORE: ROGER SESTO 2011
UN CENTINAIO DI ACERI CAMPESTRI DA MARITARE CON TREBBIANO SPOLETINO
VITE DI "GLERA" MARITATA A GELSO
(VICENZA)
FONTE: VINIDIVINI
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(VICENZA)
FONTE: VINIDIVINI
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QUANDO
LA VITE SI MARITAVA
AGLI OPPI
IL
RACCONTO DI SETTEMBRE DI NORMANNA ALBERTINI
FONTE:
REDACON GIORNALE ON LINE DELL’APPENNINO REGGIANO
“ La
vite, per esempio, richiedeva una cura e un impegno continuo, durante tutto
l’arco dell’anno, inverno compreso, quando era tempo di potature. Era coltivata
a piantata, cioè
appoggiata a filari regolari di alberi che ricoprivano quasi tutti i campi,
perlomeno quelli esposti al sole.
Anche
la vite, come la tina, è femmina; in Toscana, dicevano che la vite ha bisogno “dell’omo”, e l’omo, per la vite, era un
albero.
La vite
si legava all’albero, l’abbracciava, vi si appoggiava per salire verso il sole,
cercando il calore che faceva maturare l’uva, allontanandola dall’umidità del
terreno, però non al modo di una soffocante edera malefica, né come
un’ingombrante, inutile vitalba.
La vite
si sposava all’albero. Era un amore: un tacito reciproco consenso. Un
matrimonio con l’acero campestre (l’oppio),
oppure l’olmo, il gelso, o persino il pioppo nelle zone di pianura.
In alcune
parti d’Italia, non a caso chiamavano questa coltivazione “vite maritata”. È
un tipo di coltura che pare risalire agli Etruschi e che da noi si è
mantenuto fino a circa quarant’anni fa” .
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AGLI INIZI DELL’ETÀ IMPERIALE DI ROMA ANTICA (I
SEC D.C.) LA
VITICOLTURA ERA MOLTO ESTESA E LA CONSEGUENTE RIDUZIONE DI
ALTRE COLTIVAZIONI (QUALE QUELLA DEI CEREALI), INDUSSE DOMIZIANO A VIETARE LA CREAZIONE DI NUOVI
VIGNETI E AD IMPORRE DI ESPIANTARE METÀ DELLE VIGNE ESISTENTI NELLE PROVINCIAE
ROMANE. IL LEGIONARIO ROMANO, DURANTE LE CONQUISTE, AVEVA LA CONSEGNA DI IMPIANTARE
VIGNETI E DI INSEGNARE ALLE POPOLAZIONI INDIGENE LA TECNICA DELLA
VITIENOLOGIA. COSÌ, LA COLTIVAZIONE DELLA VITE
SI DIFFUSE BEN PRESTO IN TUTTI I TERRITORI CONQUISTATI DA ROMA: IN FRANCIA,
SPAGNA, GERMANIA, GRAN BRETAGNA E NORD AFRICA.
L'IMPORTANZA CHE ASSUMEVA LA COLTIVAZIONE ERA
COSÌ FONDAMENTALE CHE VIRGILIO, NEL LIBRO II DELLE GEORGICHE, DEDICA
ALLA VITE BEN 160 VERSI.
“COLLIBUS AN PLANO
MELIUS SIT PONERE VITEM, QUAERE
PRIUS. SI PINGUIS AGROS METABERE CAMPI,DENSA SERE (IN
DENSO NON SEGNIOR UBERE BACCHUS);SIN TUMULIS ACCLIUE SOLUM COLLISQUE
SUPINOS,INDULGE ORDINIBUS”
SE IN COLLINA O IN
PIANO SIA MEGLIO PORRE LA VITE,
È IL TUO PRIMO PROBLEMA. SE ASSEGNERAI ALLE VITI CAMPI DI UNA PIANURA GRASSA,
PIANTALE FITTE: QUANDO LA PIANTAGIONE È FITTA, BACCO NON È MENO SOLERTE A
PRODURRE. SE HAI UN TERRENO ACCIDENTATO DI RIALZI E COLLINE DAL LIEVE PENDIO,
DÀ PIÙ SPAZIO AI FILARI
GEORGICHE
II, 273-277
NELLA GALLIA CISALPINA (L'ATTUALE PIANURA PADANA) LA VITE ERA GIÀ
COLTIVATA SECONDO L'USO DELLE POPOLAZIONI LOCALI, I CELTI.
ESSA ERA FATTA CRESCERE ADDOSSATA AD ALBERI IN
PARTICOLARE L'ACERO CHE FORMAVANO FILARI CHE BORDAVANO I CAMPI COLTIVATI.
QUESTA COLTIVAZIONE ERA CHIAMATA DAGLI ANTICHI ROMANI "ARBUSTUM
GALLICUM".
NELLA PIANURA PADANA, CON LA DISSOLUZI ONE
DELL ’IMPERO ROMANO, FU ABBANDONATA LA COLTIVAZIONE DELLA VITE
NELLE ZONE PIANEGGIANTI E DI FONDOVALLE, MENTRE VENNERO MANTENUTI I VIGNETI
DELLE ZONE COLLINARI E MONTANE SIA ALL’INTERNO DEI BORGHI FORTIFICATI SIA
ALL’ESTERNO, IN SITI BEN COLLOCATI CLIMATICAMENTE E BEN ESPOSTI AI RAGGI
SOLARI.
CON IL XII SECOLO, IN PIANURA SI RIPRESE LA COLTIVAZIONE DELLE VITI
IN COLTURA PROMISCUA CON I CEREALI SECONDO L’USO DELL’ARBUSTUM GALLICUM;
DAL XV SECOLO GLI ALBERI, AI QUALI ERANO MARITATE LE VITI, FURONO SOSTITUITI
CON IL GELSO, CONSIDERATO PIÙ REDDITIZIO PER L’ALLEVAMENTO DEL BACO DA SETA. IN
SEGUITO L’IMPORTANZA DELLA VITE CREBBE E RAGGIUNSE IL SUO APICE NEI SECOLI
XVIII E XIX, QUANDO GRAN PARTE DELL’ALTO MILANESE ERA COLTIVATO A CEREALI E VITE.
CONLA SECONDA METÀ DEL
XIX SECOLO, INIZIÒ IL DECLINO DELLA VITE IN PIANURA E NEI NOSTRI TERRITORI A
CAUSA DI MALATTIE DEVASTANTI. OGGI LA SUA COLTIVAZIONE
È LIMITATA AI GIARDINI URBANI E A QUALCHE FILARE IN CAMPO APERTO, PRESSO LA FRAZIONE DI RAVELLO
DI PARABIAGO.
CON
NEL PARCO DI VIA VIRGILIO A PARABIAGO, DOVE SI
SNODA L’ITINERARIO
VIRGILIANO, NEL CORSO DEL 2007 SONO STATI POSTI A DIMORA ALCUNI
FILARI DI VITE, MARITATI ALL’ORNIELLO E ALL'OLMO. LA DISTANZA FRA GLI
ALBERI E FRA I FILARI È QUELLA DEL COSIDDETTO ARBUSTUM GALLICUM, IN USO
NELLA PIANURA PADANA NEL PERIODO DELL’ANTICA ROMA E BEN DESCRITTO DA COLUMELLA
NEL SUO TRATTATO DI AGRICOLTURA DE RE RUSTICA DEL PRIMO SECOLO D.C.
L’ORIENTAMENTO DEI FILARI INOLTRE, RICALCA QUELLO DELLE DIVISIONI AGRARIE
PROBABILMENTE COMPIUTE IN EPOCA IMPERIALE, LE CUI TRACCE SONO ANCORA OGGI
RILEVABILI NELLA CARTOGRAFIA DELLA ZONA.
(TRATTO DA AA.VV. ITINERARIO VIRGILIANO: ITINERARIO LETTERARIO ALLA
SCOPERTA DI PARABIAGO ROMANA
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