VITE MARITATA DA SITO FIGLINE VAL D'ARNO
AZIENDA AGRICOLA CASTEL SAN PIETRO (SABINA)
PRODUCE UN VINO CON VITE MARITATA
UN TESTO INTERESSANTE
DAL BLOG
ECOMUSEO COLLI DEL TEZIO
(UMBRIA)
Il paesaggio della
zona dell’Ecomuseo Colli del Tezio e il paesaggio rurale umbro altro non sono
che il risultato di una lunga serie di interazioni tra fattori umani e
naturali e il frutto di una serie di attività antropiche succedutesi negli
ultimi secoli. Negli ultimi decenni il progressivo abbandono delle zone meno
produttive da una parte o la specializzazione agricola (con la scomparsa
delle forme di conduzione tradizionali come la mezzadria), hanno agito sul
paesaggio, in diversa misura e per ciascun ambito spaziale, trasformandolo
profondamente e in maniera rapida e irreversibile.
Già negli anni
sessanta Henri Desplanques, parlando delle campagne umbre, notava che “Il
crollo del sistema mezzadrile rispecchia e materializza il rinnovamento
sociale e culturale della nuova Italia, dove niente è più come prima”, tanto
che gli aspetti rivoluzionari di questo mutamento sono stati tali da scuotere
e modificare “le persone, le società, i quadri naturali e i rapporti sociali
e produttivi”. Se da un lato l’affermarsi della mezzadria aveva sapientemente
costruito il paesaggio della coltura promiscua “con i filari e gli alberi da
frutto in mezzo ai seminativi”, dove un’agricoltura intensiva e di
sussistenza non lasciava spazi all’incolto e stratificava la produzione su
livelli sovrapposti, la specializzazione agricola (affermatasi
successivamente grazie allo sviluppo della tecnologia e in conseguenza delle
nuove regole di mercato), la meccanizzazione e l’agricoltura estensiva, il
mutare quindi degli ordinamenti colturali ne hanno determinato la
disgregazione: sono così progressivamente scomparse scarpate e ciglioni, sono
state abbattute le grandi querce e ovunque si è diffusa la monocoltura
cerealicola.
E’ questo il nesso
di causa ed effetto tra il paesaggio e i cambiamenti verificatisi all’interno
del sistema produttivo agricolo italiano e della struttura sociale del lavoro
nelle campagne: abbandono, specializzazione, contoterzismo sono gli elementi
caratterizzanti un settore primario fondato sulla logica del profitto e
all’interno del quale sembra irrimediabilmente venuta meno la preoccupazione
per “la conservazione e miglioramento di un patrimonio lasciato dalle
generazioni precedenti”. Con logica opposta ma convergente, il paesaggio
agrario subisce anche l’impatto di estesi fenomeni di abbandono dell’attività
agricola delle aree marginali (a favore di quelle più fertili e redditizie) e
di conseguente rinaturalizzazione da parte del bosco, fenomeni legati al
forte spopolamento che ha caratterizzato l’area collinare negli ultimi
cinquant’anni, alla debolezza del sistema socio-economico, alle mutate
condizioni di operatività e redditività delle aziende agricole.
In Umbria, d’altro
canto, la grande varietà di “paesaggi” sembra sopravvivere anche in relazione
ai differenziati ambiti subregionali (i bacini quaternari con il loro mosaico
di terreni agrari, l’alta collina flyscioide, la montagna calcarea). Il
territorio è ancora caratterizzato da una molteplicità di aspetti naturali e
umani che si integrano mirabilmente tra loro, disegnando un paesaggio di
particolare pregio ambientale, ma anche ricco di storia. Piccoli villaggi e
ruderi di castelli, arroccati sui fianchi dei monti, scrutano la vallata
sottostante solcata da filari di salici e pioppi cipressini che si sviluppano
lungo un torrente. I diversi appezzamenti dei campi coltivati, dei pascoli e
seminativi sono talvolta ancora delimitati da stradine di campagna, da siepi
naturali e da antichi muretti a secco; al loro interno ogni tanto troviamo
ancora le querce “camporili”, cioè alberi isolati, generalmente querce, lasciati
storicamente per il riparo dei pastori e degli animali dal calore estivo.
Senza dimenticare la rete di case coloniche distribuite nel territorio.
Nel territorio
dell’Ecomuseo Colli del Tezio, con visione a grande scala, la compresenza di
forme vecchie e nuove sembra appena percettibile; in particolare la collina
rappresenta l’ambito spaziale a più alto tasso di conservazione nella
irregolare alternanza di lembi di bosco, oliveti e vigneti, terrazzamenti con
muri a secco e campi nudi con querce camporili. Ma per quanto tempo ancora?
Si è qui descritta
una serie di aspetti fondamentali del paesaggio regionale, quelli che ne
delineano la sua identità, sia quelli storico-architettonici che
naturalistico-ambientali. Valori “diffusi”, come le querce camporili, le
siepi e i filari, esito di specifiche modalità di organizzazione dello spazio
rurale e del lavoro umano, sono sempre più minacciate: è in atto una lenta e
progressiva scomparsa della rete di muretti a secco presenti in collina e una
progressiva rarefazione degli elementi “camporili” che formavano il tessuto
diffuso al centro dei poderi, cioè la componente arborea in pianura (querce
camporili, viti maritate, alberi di confine), contribuendo alla scomparsa di
alcuni degli elementi principali di varietà del paesaggio rurale.
La qualità del
paesaggio agrario rappresenta una ricchezza per le nostre aree rurali. Le
trasformazioni del paesaggio possono incidere sulla capacità di attrattiva
del territorio e sulle sue possibilità di valorizzazione. Per tale motivo è
importante essere coscienti di questo patrimonio, conoscerlo per difenderlo e
farlo apprezzare da chi verrà dopo di noi.
Antonio Brunori
Dottore Forestale e
Docente a contratto di
Selvicoltura e
Assestamento Forestale
Università degli
Studi di Perugia
In collaborazione
con Luana Ilarioni,
dottoranda in
Arboricoltura,
Università di
Perugia
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