BENVENUTI


ENVIRONMENT AND OLD LANDSCAPE

BENVENUTI NEL BLOG DI TERREALTE.ORG DEDICATO AL PAESAGGIO - QUI TROVERETE UNA RACCOLTA DI FOTO SUL PAESAGGIO ITALIANO ANTICO (ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO E BOTANICA) IN PARTICOLARE SULLE VITI MARITATE (OLD LANDSCAPE )

ALCUNE FOTO SONO DI AUTORI SCONOSCIUTI

SONO PREGATI DI SEGNALARCI IL NOMINATIVO

info: riccardocnt@gmail.com

Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia

per info:

info@terrealte.org

segreteria@terrealte.org

stradedelvino@terrealte.org

SERVIO: lucus est arborum multitudo cum religione, nemo composita multitudo arborum, silva diffusa et inculta



mercoledì 28 novembre 2018

MURI A SECCO E UNESCO



Unesco, muri a secco patrimonio dell'umanità


NOTIZIA APPRESA DALLA RETE : UN RISULTATO PIU' VOLTE AUSPICATO DAL LABORATORIO PERMANENTE PAESAGGIO DI TERREALTE.ORG


guardate i muri a secco del Gran Sasso





foto riccardo conti


 foto conti


 foto conti



foto conti



foto conti

muri a secco convento di Barisciano


foto conti

e ancora i muri a secco sui monti ausoni:

MURI A SECCO


UN POST DI QUALCHE TEMPO FA: ASSOCIAZIONE INGLESE MURI A SECCO

mercoledì 21 novembre 2018

VITTORIO EMILIANI - PRESENTAZIONE NUOVO LIBRO





GIOVEDI’ 29 NOVEMBRE 2018 - ORE 17:00
“ROMA CAPITALE MALAMATA”





Non c’è altra città «capitale» quanto Roma: enorme centro di potere nell’antichità e poi con la Chiesa universale. Eppure è con una maggioranza mediocre che il Parlamento dell’Italia unita il 23 dicembre 1870 vota il trasferimento della capitale da Firenze, secondo una volontà che era stata di Cavour, oltre che di Garibaldi e Mazzini. Capitale «inevitabile», ma fra invidie taglienti. Una immagine sempre contrastata: matrona e ladrona, civilizzatrice e corruttrice. Scelte urbanistiche errate e speculazioni voraci, anche vaticane, ne intasano il centro, segregano l’immigrazione tumultuosa. Capitale incompresa dagli intellettuali, difesa dal solo Gabriele D’Annunzio, più tardi da Antonio Cederna. «Un suk» per Goffredo Parise, «la morte» per Mario Soldati. Questa è la cronaca viva e sofferta di due secoli in cui Roma è cresciuta di 15 volte. Ingovernabile senza strumenti speciali.


Incontro con Vittorio Emiliani, autore del libro, e Stefano Costantini, caporedattore della Cronaca di La Repubblica Roma.


Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore, con il Mulino ha pubblicato «Il furore e il silenzio. Vite di Gioachino Rossini» (nuova ed. 2018) e «Il fabbro di Predappio. Vita di Alessandro Mussolini» (2010). Fra i suoi libri più recenti: «Cinquantottini. L’Unione goliardica italiana e la nascita di una classe dirigente» (Marsilio, 2016) e «Lo sfascio del belpaese. Beni culturali e paesaggio da Berlusconi a Renzi» (Solfanelli, 2017).

Ingresso libero. E’ gradita la prenotazione. Non è garantito il posto a sedere. In occasione della presentazione il libro sarà disponibile con uno sconto speciale del 15% (per i Soci) e del 10% (per i non Soci)

Informazioni e prenotazioni:
Punto Touring: Piazza Ss. Apostoli 62/65 - Roma - tel. 06-36005281 fax 06-36005342
e-mail: libreria.ptroma@touringclub.it

giovedì 15 novembre 2018

GRAN SASSO GUIDE ECOLOGICHE VOLONTARIE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO




FOTO RICCARDO CONTI



Message: 3
Date: Wed, 14 Nov 2018 14:01:20 +0100
From: PN Gran Sasso <element80@liste.comunic.it>
Subject: Entrano in servizio le Guardie Ecologiche Volontarie del
                Parco

Entrano in servizio le Guardie Ecologiche Volontarie del Parco
Consegnati i tesserini


A conclusione di un complesso iter amministrativo entrano in servizio le Guardie Ecologiche Volontarie del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga


Si tratta di un ulteriore importante presidio territoriale a tutela delle straordinarie matrici ambientali che costituiscono l’eccellente patrimonio identitario di biodiversità proprio dell’Area Naturale protetta.


Sono stati consegnati, nelle giornate del 9 e del 10 novembre, presso la sede dell'Ente Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga ad Assergi, i tesserini di riconoscimento di 19 Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) che hanno preso quindi servizio di volontariato in favore del territorio e del Parco.


Il Presidente, l’avvocato Tommaso Navarra ed il Direttore, l’ing. Alfonso Calzolaio, hanno aperto la riunione sottolineando l’importanza delle attività svolte dalle GEV all’interno del Parco, mentre il Responsabile del Servizio GEV, l’avvocato Elsa Olivieri, ha espresso il proprio compiacimento e la propria soddisfazione per il raggiungimento di questo traguardo amministrativo.


Le Guardie Ecologiche Volontarie, che opereranno dalla prossima primavera all’interno del territorio del Parco, hanno frequentato un apposito corso di formazione ed hanno superato l'esame finale. Il loro compito sarà quello di promuovere e diffondere l’informazione in materia ambientale, concorrendo ai compiti di protezione dell’ambiente. Potranno accertare violazioni e collaboreranno con gli Enti ed Organismi pubblici competenti alla vigilanza, in materia di inquinamento idrico, di smaltimento dei rifiuti, di protezione della fauna selvatica, di esercizio della caccia e della pesca, di tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, di difesa dagli incendi boschivi e di prescrizioni di polizia forestale. Collaboreranno inoltre con le competenti autorità nelle opere di soccorso in caso di pubbliche calamità e di emergenza di carattere ecologico.


Opereranno disarmati e saranno riconoscibili da apposito vestiario e da apposito documento di identificazione personale.


“Vi ringraziamo – ha affermato il Presidente Navarra – per la meritoria opera di volontariato che andrete a svolgere; sono convinto che il vostro amore per il territorio e la vostra competenza professionale in materia ambientale costituirà elemento di strategica importanza per la tutela dell’Area protetta. Naturalmente un ringraziamento va, anche in questa occasione, al Corpo dei Carabinieri Forestali che sino ad oggi ha efficacemente garantito la tutela dell’area e che da oggi in poi potrà beneficiare di una sinergia aggiuntiva di sicuro significato. Grazie e buon lavoro”.


Nella cerimonia hanno giurato e preso servizio: Carlo Scalzini, Evelina Di Berardo, Roberto Salsa, Piero Fagotti, Elena Pescante, Alessandra Capobianchi, Cristian Auciello, Mimmo Tariciotti, Arianna Sforza, Luciano Ruggeri,Fausto Pompili, Domenico Scoccia, Agostino Mattei, Beniamino Forti, Paola Menichetti Sara Leonetti, Maria Laura Pernarella, Dario Salvatori ed Emanuele Fischione.


Area protetta: PN Gran Sasso
Mittente: PN Gran Sasso



INTERROGAZIONE OGGI AL SENATO SUL GRANO CAPPELLI


TESTO DELL'INTERROGAZIONE
15 NOVEMBRE 2018
AL SENATO


INTERROGAZIONE SULL'ASSEGNAZIONE IN ESCLUSIVA DEI DIRITTI DI MOLTIPLICAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DELLE SEMENTI DEL GRANO DURO "CAPPELLI"
(3-00141) (31 luglio 2018)
DE BONISNATURALELEONECIAMPOLILLOABATEAGOSTINELLITRENTACOSTEGALLICCHIOLOMUTIBOTTOFATTORIMOLLAME - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo - Premesso che:
la varietà di grano duro denominata "Senatore Cappelli" è stata iscritta a registro nel 1969 dal CRA, oggi CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), ente di ricerca pubblica vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al quale sono riconducibili i diritti del costitutore e quindi i diritti patrimoniali derivanti dallo sfruttamento della varietà stessa;
questo tipo di grano, dalle dimostrate e importanti qualità nutrizionali, con particolare riferimento al basso contenuto di glutine, venne costituito nel primo ventennio del '900, mettendo così a disposizione degli agricoltori una varietà adattabile al contesto;
il grano duro "Cappelli" è coltivato in particolare nel Meridione d'Italia (Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia) con estensioni nelle Marche, in Abruzzo e in Toscana;
Nazareno Strampelli (1866-1942), il genetista di Castelraimondo (Macerata) che costituì questa varietà di grano nel 1915, operò presso la regia stazione sperimentale di granicoltura di Rieti mediante selezione genealogica dalla popolazione nord-africana Jenah Rhetifah e successivamente si trasferì presso il centro di ricerca per la cerealicoltura di Foggia;
Strampelli dedicò questa cultivar al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, senatore del Regno d'Italia che, negli ultimi anni dell'800, aveva avviato trasformazioni agrarie importanti in Puglia;
la varietà "Cappelli" è ancora iscritta nel registro nazionale delle varietà, tenuto presso il Ministero, e il mantenimento della sua purezza è stato effettuato dalla sezione di Foggia dell'Istituto sperimentale per la cerealicoltura;
considerato che il CREA in data 30 giugno 2016 ha avviato un procedimento di evidenza pubblica (n. 0030316) "aperto alle Aziende Sementiere per formulare manifestazioni di interesse preliminari per l'acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar (di seguito Varietà) di grano duro denominata 'CAPPELLI'";
considerato altresì che, a parere degl'interroganti:
la suddetta procedura desta diversi dubbi dal punto di vista della regolarità legale in quanto la costituzione del seme "Cappelli" risale al 1915 e la prima iscrizione al registro nazionale risale al decreto ministeriale 5 agosto 1938 (Gazzetta Ufficiale n. 196 del 29 agosto 1938). Il brevetto, dunque, sarebbe già scaduto ai sensi dell'art. 109 del codice di proprietà industriale e l'utilizzo della formula "nuova" cultivar, per attribuirne diritti di sfruttamento commerciale a qualcuno, sarebbe operazione opinabile;
in particolare il "Cappelli" è stato iscritto nel registro delle varietà di specie agrarie presso il Ministero la prima volta in data 5 agosto 1938, poi in data 3 maggio 1969 venne iscritto nuovamente e in seguito fu fatto un secondo rinnovo il 13 ottobre 1990, a cui sono seguiti un terzo rinnovo il 14 febbraio 2001 e un ultimo rinnovo il 26 febbraio 2011;
inoltre nel citato bando si precisava che "il presente avviso non costituisce offerta al pubblico ex art. 1336 c.c., né un sollecito all'investimento ai sensi degli artt. 94 e seguenti del D.Lgs. 24.2.1998, n. 58 e s.m.i., bensì semplice ricerca di mercato, cui non consegue alcun obbligo per l'Ente a fornire informazioni circa l'esito di offerte, né alcun obbligo di stipula";
invece, la determinazione direttoriale n. 96 del 10 agosto 2016 procedeva all'assegnazione in esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione della nuova cultivar "Cappelli" alla Società italiana sementi SIS SpA, con sede a San Lazzaro di Savena (Bologna) via Mirandola n. 1. Di conseguenza la società, come annunciato sul proprio sito, per 15 anni produrrà e certificherà in esclusiva la varietà antica di frumento duro;
considerato inoltre che:
la circostanza, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, ha sollevato tra gli operatori dell'intera filiera del grano "Cappelli" molteplici perplessità per le modalità di assegnazione dell'esclusiva e per le ripercussioni negative;
a fronte delle numerose proteste che hanno trovato eco sulla stampa, nella XVII Legislatura sono stati presentati svariati atti di sindacato ispettivo, di cui solo due hanno ricevuto risposta;
in particolare il sottosegretario pro tempore Castiglione, rispondendo all'interrogazione 5-12526 presentata dal deputato Schullian Manfred, precisava che dal 2007 e fino al 2016, la varietà è stata affidata per la moltiplicazione, ai fini della successiva commercializzazione, con un'esclusiva territoriale a due ditte, una per la sola Sardegna (Selet) e l'altra per il restante territorio italiano;
in realtà risulta agli interroganti che a seguito della risoluzione del contratto novennale è stata avviata la suddetta procedura ad evidenza pubblica per individuare il nuovo soggetto cui affidare la moltiplicazione del seme. La procedura di selezione pubblica ha visto 4 manifestazioni di interesse, tra cui quella della ditta Selet. Queste aziende sono state invitate, dall'apposita commissione tecnica, a proporre un piano di sviluppo e ad accettare i nuovi livelli di royalty attestati su 40 euro a tonnellata rispetto ai 15 euro dei precedenti contratti. Tuttavia, a seguito di tale richiesta, la Selet non avrebbe fornito alcun riscontro e, con la citata determina n. 96 del 10 agosto 2016, l'esclusiva è stata affidata alla società SIS sulla base delle garanzie fornite rispetto a quanto richiesto in termini di capacità produttiva e diffusione su tutto il territorio;
il sottosegretario Castiglione aggiungeva che è fatto salvo il diritto dell'agricoltore di autoriprodurre il seme per i propri bisogni, tra i quali non figura il commercio del seme autoprodotto: chiunque voglia produrre e porre in commercio il seme, pertanto, dovrà sottoporsi al regime di certificazione e controllo previsti dalla legge sementiera;
ulteriormente, il Ministro pro tempore Martina, rispondendo all'interrogazione 3-03447 presentata presso la Camera dei deputati, confermava quanto riferito dal sottosegretario Castiglione precisando che la produzione delle sementi di base è riservata, nel caso della varietà "Cappelli", al CREA di Foggia, che può indicare la SIS come esecutore materiale della produzione;
in questo senso il responsabile della conservazione in purezza, ovvero il CREA-CER Foggia, è l'unico soggetto che possa avere la disponibilità del seme di base, e può quindi cedere in via contrattuale tale seme per la produzione commerciale. Tali profili, pertanto, avrebbero scongiurato il rischio paventato sia in termini di possibili conflitti di interessi che di costituzione di situazioni di monopolio in capo alla SIS;
precisava infine Martina che la varietà di frumento duro "Cappelli" è una varietà pubblica e, in quanto tale, la semente può essere commercializzata da ogni soggetto a cui è stata riconosciuta la facoltà di esercitare l'attività sementiera nel campo specifico dei cereali restando salvo in ogni caso il diritto dell'agricoltore di autoriprodurre il seme per i soli propri bisogni, che non prevedono il commercio dello stesso seme prodotto. Tali precisazioni, tuttavia, a parere degli interroganti non riescono a cancellare il paradosso secondo il quale gli agricoltori possano essere liberi di coltivare la varietà ma non di commercializzarla;
l'assegnazione creerebbe quindi un regime di monopolio: la fornitura del seme all'azienda agricola è condizionata alla sottoscrizione di un contratto con la ditta sementiera nel quale si prevede il conferimento dell'intera produzione agricola: gli imprenditori non avranno, quindi, la possibilità di sviluppare e promuovere un proprio progetto di filiera;
diversi agricoltori hanno segnalato al primo firmatario del presente atto, con prove documentali inoppugnabili, il diniego di fornitura del seme da parte di SIS che subordinava tale rapporto all'obbligatoria riconsegna del grano da macina, in violazione alle regole di libero mercato;
considerato infine che, per quanto risulta:
l'associazione Granosalus, a tutela dei produttori e consumatori associati, con nota PEC del 21 dicembre 2017, acquisita al protocollo CREA n. 51654, chiedeva al CREA di acquisire gli atti riguardanti l'assegnazione alla Società italiana sementi della licenza in esclusiva per la moltiplicazione e lo sfruttamento commerciale della varietà di grano duro denominata "Cappelli". Con nota CREA, a firma del responsabile del procedimento, dottor Nicola Pecchioni, del 19 gennaio 2018, si informava l'associazione Granosalus di aver trasmesso la predetta istanza ai controinteressati. Con successiva istanza trasmessa a mezzo PEC in data 2 febbraio 2018 al CREA, al Ministero e alla SIS, l'associazione reiterava la richiesta di ottenere: il contratto di licenza in esclusiva stipulato tra il CREA e la società a seguito della determinazione direttoriale n. 96/2016, i disciplinari di produzione adottati da SIS e tutta la documentazione relativa all'attività svolta dall'assegnataria durante la campagna 2017 e, comunque, riferita al "contratto di filiera" utilizzato dalla SIS, nonché di ottenere copia dell'atto della SIS del 25 gennaio 2018 di opposizione all'istanza Granosalus e la determina CREA n. 84 del 21 luglio 2016, nonché i verbali della commissione tecnica ivi costituita per la valutazione delle manifestazioni di interesse e delle offerte per la varietà di grano duro. Si invitava anche il CREA a prendere atto delle violazioni della SIS, procedendo alla risoluzione del contratto, attivando una nuova procedura per l'assegnazione della licenza con revisione delle condizioni di esercizio dell'esclusiva e al Ministero a procedere al riesame della fattispecie, adottando i dovuti provvedimenti nei confronti del CREA;
con nota del CREA, inviata a mezzo PEC in data 7 marzo 2018, lo stesso comunicava l'accoglimento parziale della richiesta di accesso agli atti formulata dall'associazione Granosalus e si trasmetteva la seguente documentazione: 1) contratto di licenza in esclusiva stipulato tra il CREA e la SIS a seguito di determinazione direttoriale n. 96/2016; 2) atto della SIS in data 25 gennaio 2018 di opposizione all'istanza Granosalus; 3) determina CREA n. 84 del 21 luglio 2016; 4) verbali della commissione tecnica;
con nota del 19 marzo 2018, trasmessa a mezzo PEC al CREA, al Ministero e alla SIS, l'associazione Granosalus, formulando espressa riserva in ordine alla parzialità dell'accesso agli atti rispetto ai documenti trasmessi, chiedeva di fornire le motivazioni circa gli omissis operati sull'esibito contratto di licenza in esclusiva stipulato tra il CREA e la SIS risultando, in tal modo, impedita la lettura di una serie di fondamentali pattuizioni e invitava il responsabile del procedimento a rendere conto delle ragioni a supporto dell'omessa ostensione del testo degli articoli oscurati che, di fatto, rendevano impossibile la conoscenza delle fondamentali norme regolatrici del rapporto di cessione;
con nota del CREA, inviata a mezzo PEC in data 19 aprile 2018, quest'ultimo poneva a giustificazione degli omissis la supposta tutela di diritti di riservatezza dei soggetti interessati;
sussistendo in capo all'associazione Granosalus l'interesse legittimo alla conoscenza delle condizioni contrattuali contenute nel contratto stipulato fra il CREA e la SIS riguardante la licenza in esclusiva per la moltiplicazione e lo sfruttamento commerciale della varietà di grano duro denominata "Cappelli", la stessa associazione ha inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, per avere accesso integrale agli atti del CREA,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali siano le motivazioni che hanno condotto la commissione, istituita dal CREA al fine di valutare le manifestazioni di interesse e offerte per l'acquisizione esclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercializzazione economiche della varietà di grano duro denominata "Cappelli", a procedere all'assegnazione dei relativi diritti alla Società italiana sementi SIS SpA e se il contratto comprenda anche specifiche clausole per la sua rescissione;
se, alla luce delle prove documentali fornite dagli agricoltori, non ritenga di valutare la possibilità di rescindere immediatamente il contratto;
se non ritenga di assumere le opportune iniziative di competenza per evitare l'instaurarsi di un regime di monopolio, da un lato relativo all'attività di ritiro della granella e di vendita della stessa all'industria di trasformazione, che penalizzerebbe le filiere già attivate e, dall'altro, relativo alla riproduzione e alla commercializzazione della semente della varietà di grano duro "Cappelli", fino ad oggi in capo ad almeno due industrie sementiere;

quali iniziative intenda adottare affinché siano verificate eventuali violazioni della disciplina in materia di tutela della concorrenza e, nel caso, garantita l'applicazione delle relative sanzioni.


L'ELENCO UFFICIALE DEGLI ALBERI MONUMENTALI D'ITALIA












IL SITO DEL MIPAAF

ELENCO UFFICIALE ALBERI MONUMENTALI

OGNUNO PUO' VEDERE LA PROPRIA REGIONE
AGGIORNATO AD AGOSTO 2018




mercoledì 14 novembre 2018

ASSOCIAZIONE PATRIARCHI E SERGIO GUIDI A MOSCA

ANCORA UN PROGETTO IMPORTANTE
L'ASSOCIAZIONE GRANDE PATRIARCHI
IN RUSSIA



AL CREMLINO


ALBERO DI LILLA
SALUTA L'ASSOCIAZIONE GRANDI PATRIARCHI





A SAN PIETROBURGO





VAVILOV




VISITA all' Istituto Vavilov :  la bibliotecaria, signora Jhanna, ha mostrato alla delegazione dell'associazione l'archivio dei documenti di Vavilov, i suoi scritti, libri e documenti vari.
 L'associazione Patriarchi invierà libri che saranno conservati. Nasce una collaborazione che in futuro potrebbe concretizzarsi anche con la donazione di semi di alcune piante patriarche italiane a rischio di estinzione




ARCHIVIO ISTITUTO






BIBLIOTECA ISTITUTO



TARGA DELL'ISTITUTO



Nikolaj Ivanovič Vavilov

 agronomobotanico e genetista russo



PER VEDERE UNA SCHEDA SULLA VITA DI VAVILOV SU WIKIPEDIA:



L'ULTIMA INIZIATIVA DELL'ASSOCIAZIONE PATRIARCHI DELLA NATURA
RIGUARDA LA POSSIBILITA' DI SVILUPPARE UNA COLLABORAZIONE CON L'ISTITUTO VAVILOV DI SAN PIETROBURGO IN MATERIA DI CENTRI DI VAVILOV
IN EMILIA ROMAGNA O COMUNQUE IN ITALIA TRAMITE LA RETE DI CONTATTI DELL'ASSOCIAZIONE

QUI SOTTO UNA SPIEGAZIONE TRATTA DA WIKIPEDIA



Un Centro di Vavilov (conosciuti anche come centri di diversità di Vavilov) è una regione del mondo identificata in origine dallo scienziato russo Nikolaj Ivanovič Vavilov come uno dei centri originale di domesticazione delle piante.[3] Vavilov ha sviluppato la teoria originale dei centri di origine delle specie coltivate; ha dimostrato che la domesticazione dei vegetali non è accaduta in modo casuale in varie pari del mondo, ma è avvenuta in centri di differenziazione caratteristici per ogni specie[4]. I centri di origine sono considerati anche i centri di diversità e ancora oggi i centri di Vavilov sono regioni del mondo dove si può riconoscere una vasta presenza di parenti selvatici dei raccolti coltivati, che rappresentano ancora un pool genico ampio e differenziato delle specie di interesse commerciale. Il fatto di poter attingere a un ampio spettro di geni diversi rappresenta non solo una ricchezza potenziale per il lavoro dei fitomiglioratori, ma anche una sicurezza per il futuro quando nuove malattie o nuove esigenze determinate dal cambio delle condizioni climatologiche, ecologiche o sociali renda preferibile o necessario modificare il comportamento di certe colture e - per poterlo fare - sia indispensabile attingere a un patrimonio genetico altrimenti estinto.




martedì 13 novembre 2018

API BARBERINI E LEZIONI DI ETNOLOGIA - ARTICOLO DI ANGELO CAMERINI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO 
INTERESSANTE CONTRIBUTO
DEL DR. CAMERINI








le api di Santa Maria in Cappella a Roma

di ANGELO CAMERINI



Il complesso di Santa Maria in Cappella è un gioiello di rara bellezza. E non solo per un apicoltore.
Nascosto in un angolo di Trastevere vicino all'antico porto di Ripa, sfugge ai grandi flussi turistici che affollano la città. Io stesso che vivo a Roma da più di cinquant'anni e che da oltre trenta non perdo occasione per “inseguire” le immagini delle api e della storia dell'apicoltura non ne sapevo nulla.
Così la prima domenica di gennaio, quando a Roma i musei statali e comunali sono aperti e gratuiti, dietro segnalazione della professoressa Colombo Nieddu, che lo aveva appena visitato, sono andato a cercarlo. “Ci dovrebbero essere delle api che ti interessano”, mi ha detto. E mi sono precipitato.
Ma andiamo con ordine. Il nome, Santa Maria in Cappella, non proviene da una cappella, di cui la chiesa è sprovvista, ma probabilmente da un epigrafe che si trova all'interno : “Sanctae Mariae Quae Appella...”. Da quella mal interpretazione il popolo romano ha finito per pronunciare “cappella”. 1)
L'ho chiamato “ complesso” perchè  il posto comprende tanti ambienti. La piccola chiesa a tre navate divise da colonne di spoglio, e affiancata da un pregevole campanile in mattoni che contiene la più antica campana di bronzo in uso a Roma, il tutto fondato ex novo da papa Urbano II nel 1090.
Il “Giardino delle delizie”, ideato da Donna Olimpia Pamphilij nel '500, che ha ancora una grande vasca con pesci rossi e gli agrumi che da lei erano stati fatti piantare. In origine questo giardino conteneva le vasche dove si bagnavano Donna Olimpia e i suoi ospiti, e  degradava verso le sponde del Tevere dove lei attraccava con la sua barca. Con l'arrivo dei Piemontesi che costruirono i muraglioni per bloccare le frequenti inondazioni questa continuità è stata interrotta.
C'è poi il museo, che contiene, tra l'altro, una pregevole ricostruzione di un antico hospitale dei poveri, fondato nel 1857 da Filippo Doria Pamphilji che incaricò di questo l'architetto Andrea Busiri Vici.

Infine, in piena continuità con l'Ospedale dei Cronici, separato solo da una porta a vetri accostata, un ospizio, tuttora attivo, frequentato da anziani, romani ed extracomunitari.
A creare il complesso fu  la nobildonna Olimpia Maidalchini. che si fece donare chiesa e terreno dal cognato Innocenzo X. Con i suoi ricchi matrimoni era diventata la donna più ricca e potente di Roma, tanto da condizionare la scelta dei futuri Papi. Per questo venne soprannominata dal popolo romano, con disprezzo, “la Pimpaccia”.
donna+olimpia
Ma veniamo alle nostre api. All'ingresso ho chiesto ai due gentilissimi custodi dov'era il mosaico con le api : “Anche lei è venuto qui per il mosaico? Pensi che quache giorno fa è venuto qui Vittorio Sgarbi che ha voluto vedere solo quello. E ha scattato decine di foto. Guardi sul lato destro,dentro la chiesa e lo troverà”.
Il micromosaico 2), in effetti, è murato in un angolo, in basso vicino alla porta, non proprio in una posizione centrale e non è segnalato da alcun cartello. Anche gli intonaci intorno non sono in buone condizioni. Misura 69 centimetri di altezza, 41 di larghezza massima, nelle braccia della Croce, e solo 22 centimetri di larghezza alla base.



Il micromosaico di Santa Maria in Cappella a Trastevere con croce e cinque api

(foto di Angelo Camerini)


Vi compaiono le api Barberini e la fronda d'ulivo dei Pamphilij. L'opera è attribuita al Bernini, che l'avrebbe fatta realizzare da Giovan Battista Calandra in micromosaico (mosaico filato) in occasione del giubileo di Urbano VIII Barberini, nel 1625, per la basilica di S. Pietro, come sigillo della porta santa alla chiusura dell'evento. Bernini era  nato a Napoli nel 1598, e all'epoca della sua realizzazione, aveva meno di trent'anni.
Quando Innocenzo X Pamphilji riaprì la porta santa per il suo giubileo, nel 1649, ruppe simbolicamente il sigillo (sono ancora visibili le tracce del martello lungo il profilo del mosaico) e ne fece dono al cardinal nipote (nipote di donna Olimpia, Francesco Maidalchini), e per questa via il piccolo mosaico venne riposizionato sullo stipite della porta della chiesa, che era divenuta la cappella privata dell'adiacente giardino di donna Olimpia in Trastevere.
Il Bernini era alla sua prima prova con le api : presto avrebbe proposto al Papa di sostituire con tre api i tre tafani, antichi simboli araldici della sua famiglia. In origine infatti i Barberini si chiamavano Tafani da Barberino. 3)

Certo le api, e in particolare le api regine, simbolo di laboriosità, purezza, capacità di comando, di orientamento ed abilità nella costruzione dei nidi con celle esagonali, avrebbero nobilitato lo stemma della famiglia.
Presto grazie ai Barberini  le immagini delle api progettate  dal Bernini avrebbero “invaso” Roma.
Le ritroveremo nel Baldacchino dell' altare maggiore di San Pietro (1624-1633), sia nelle decorazioni in bronzo, fuso saccheggiando il soffitto del Pantheon, che nei basamenti in marmo delle colonne del baldacchino. Da qui il detto romano “Quod non fecerunt Barbari fecerunt Barberini.


E poi in tante fontane : in quella della Barcaccia del 1628, in quella del Tritone del 1643, nella fontana delle api di via Veneto (1644), e anche, in bronzo e in marmo, sparse nel monumento sepolcrale di Urbano VIII in Vaticano.


Infine ritroveremo le api regine anche a Sant'Ivo alla Sapienza, costruita tra il 1642 e il 1660 dal Borromini, eterno avversario del Bernini: Si immaginano nella stessa pianta della chiesa, disegnata su due triangoli in parte sovrapposti, negli stucchi con api regine sopra le finestre, nel pungiglione seghettato che sostiene la lanterna e negli esagoni delle decorazioni all'interno del cortile che ricordano la struttura delle cellette delle api.

In quegli anni, le immagini delle api, a Roma appariranno a decine, e non solo negli stemmi dei Barberini. Anche nella Galleria delle Carte Geografiche, in Vaticano, ultimata nel 1583 dal domenicano Ignazio Danti, in seguito verranno aggiunte api d'oro, sia nelle carte che negli stemmi e nei cartigli dedicatori. Una grande ape regina appare al centro del Tirreno dell'Italia antiqua, davanti a due caravelle, come ad indicargli la strada. Ed altre api verranno aggiunte sulle sponde del Ligustico Mare, anche se l'appellativo di ape ligustica apparirà solo nell'800.

Ignazio Danti 4) , nato a Perugia nel 1536 da nobile famiglia di pittori, fu un matematico, geografo e studioso prolifico ed eclettico. Lavorò dapprima alla corte di Cosimo de Medici, dove oltre alla costruzione di strumenti scientifici dipinse le Carte geografiche custodite nel Guardaroba di Palazzo Medici. Sono queste carte che rappresentano tutto il cosmo (per assonanza con Cosimo), anche le Americhe da poco scoperte, ed erano accompagnate dal più grande mappamondo mai costruito sino ad allora, Quindi, in seguito a dissidi con la corte fiorentina si trasferì a Bologna ad insegnare matematica, e poi fu chiamato a Roma dal Papa. Qui costruì, tra l'altro, la meridiana della Torre dei venti, contribuì alla riforma del calendario gregoriano (che fu varato nel 1582 con il recupero di dieci giorni sul vecchio calendario) e assunse la direzione della Galleria delle carte geografiche con il fratello Antonio. Insieme dipinsero le quaranta carte delle regioni italiane e le mappe dei principali porti e città. I Danti curarono in particolare le carte del nord del Lazio, e si narra che la loro precisione fosse dovuta anche al fatto che sperimentarono i primi voli planati dalle alture del lago di Bracciano. Proprio dove oggi si allenano i deltaplanisti. Morì ad Alatri nel 1586 dov'era divenuto vescovo







Carta dell'Italia Antiqua con numerose api                          Targa di destra dell'Italia Nova con 4 api


Ma torniamo alle api del mosaico di Santa Maria in Cappella

A ben osservare le cinque api si rivelano api regine. Grazie alla precisione del lavoro del micromosaico si può osservare, intanto, che le ali sono più corte dell'addome, quando nelle api operaie le ali arrivano a coprirlo fino alla fine. Inoltre l'addome termina a punta e non è rotondo come quello delle operaie. E infine (vedi il sito wiki how) “mentre le zampe delle operaie e dei fuchi restano sotto il corpo, la regina mantiene le zampette distese e quindi queste sono molto più visibili” che nel corpo delle operaie..
In effetti le zampette visibili sono solo quattro e fuoriescono in avanti, ma questo perchè le ali allargate, impediscono la visibilità delle zampette laterali. In compenso i segmenti dell'addome sono sette, proprio come nelle nostre api. Le api infatti hanno visibili gli altri tre segmenti, per un totale di dieci,  solo in posizione ventrale.
Come mai tanta precisione? Ebbene proprio nel 1625, l'anno della realizzazione del mosaico, gli studiosi dell'Accademia dei Lincei, guidati da Federico Cesi, fondatore dell'Orto botanico di Roma, Stelluti e Faber, presentavano al Papa la Melissografia, un'incisione col trigono delle api, opera dell'incisore Matteo Gruber. Queste erano state osservate nei minimi particolari grazie all'uso del microscopio. Era la prima volta al mondo che si facevano osservazioni scientifiche con “l'occhiolino”, così lo aveva chiamato Galilei, che lo scienziato pisano aveva sviluppato. Ed era stato proprio Giovanni Faber, accademico e amico di Galileo a proporre a Stelluti e ai Lincei che la nuova invenzione fosse battezzata “microscopio”. Pochi anni prima Galilei aveva iniziato le osservazioni sugli insetti dicendo “ ...la  pulce è orribilissima, la zanzara e la tignola sono bellissimi”. Ma fu ovviamente con l'ape che i Lincei iniziarono il loro lavoro. Rappresentare il trigono d'api dei Barberini oltre che un omaggio al Pontefice che le aveva nel proprio stemma di famiglia, permise loro anche di disegnarle dal dorso, di lato e dal ventre, una ottima soluzione che verrà ripresa anche con altri soggetti animali. Certo, l'ingrandimento era poca cosa, cinque a uno, ma non s'era mai visto nulla di simile prima di allora.

Quest'opera, di difficile lettura, a causa di un latino seicentesco, è stata da poco interamente pubblicata in rete, con la traduzione in italiano, dall'Accademia dei Lincei sotto la voce “Apiarium e Melissographia”. Il testo, pubblicato nel Natale del 1625 con il “superiorum permissu” (in un'epoca in cui Papa Barberini farà processare Galilei per le teorie che aveva elaborate proprio grazie al telescopio che aveva portato in dono al pontefice) contiene una grande quantità di dati.
Alcuni, come quelli in cui si parla delle api recentemente scoperte nel Nuovo Mondo, di sicuro valore scientifico.  Altri, come quando si parla di “celle dei re, dei cittadini, della plebe e degli schiavi, che sono state erette tenendo conto della dignità, dei meriti e dello stesso lavoro”, sono concetti che tendono solo a riprodurre la vulgata aristotelica. Ma questa, almeno, non si perdeva in divagazioni pseudoscientifiche e non cercava di cristallizzare una società divisa in caste nell'interesse dei nobili lincei e del Papa Re. Comunque se nelle sezioni 28 e 29 ci sono chiaramente dati derivanti dall'osservazione al microscopio delle parti del corpo dell'ape, nella sezione 33 si ribadisce che “manca all'ape un organo riproduttivo.
Cinque anni dopo lo Stelluti, nel pubblicare la traduzione italiana delle satire di Persio tradotto in verso sciolto e dichiarato, opera in onore di un altro Barberini, il “Cardinal nepote Francesco”, curerà la produzione di una nuova tavola che sarà incisa dal Greuter, con le tre api. Intitolata semplicemente “Descrizione” manca totalmente di decorazioni, cartigli e dedica, pur mantenendo le tre api nelle diverse posizioni, e contiene nuovi e meglio visibili particolari, frutto chiaramente della dissezione oltre che dell'osservazione al microscopio.
In basso una “legenda” o didascalia in dodici punti.contiene informazioni interessanti.
Intanto, è rappresentata un'antenna chiamata “corno” Poi dei peli piumosi chiamati “penne”. Infine, pur essendo quella riprodotta un'ape con pungiglione, si parla di “Ape supino” al maschile.
Da sempre si conoscevano benissimo i fuchi, maschi, ma non era pensabile che l'ape con pungiglione fosse declinata al femminile. Così come la regina restava il re, seguendo le indicazioni di Aristotele che, nell'Historia Animalium, nel 350 a.C., parlava di re e di celle reali. In un altro punto le api vengono definite “femmine in quanto al compito, non per il coito o per il sesso”.





La Melissographia di Cesi (1625)


La Melissographa doveva affiancarsi all'Apiarium,un foglio di oltre un metro di lato, che doveva far parte del Theatrum Toties Naturae, progettato dal principe Federico Cesi e dagli altri lincei. E' questa, secondo Giuseppe Gabrieli, 5)“la prima monografia entomologica che sia stata composta dopo l'invenzione o modificazione galileiana del microscopio”.





INTERNO ATTUALE DELLO XENODOCHIO




FONTANA CON LE API BARBERINI