Nelle viti selvatiche
il futuro della nostra viticoltura
L’affermazione forse è un po’
criptica, ma il significato è preciso. La ricerca sulle viti selvatiche in
Europa, che ha avuto una grande accelerazione nel convegno che si è tenuto
nello scorso anno presso il Podere Forte, sta fornendo una grande messe di dati
relativamente ai rapporti genetici tra queste piante che vivono ancora allo
stato selvatico ed i vitigni coltivati. Si sta facendo sempre più strada una
nuova ipotesi alla base dell’origine delle varietà, che rende sempre meno
credibile la cosiddetta teoria migratoria per la quale i vitigni sono il
risultato del lungo viaggio che gli uomini hanno compiuto da oriente ad
occidente, tanto cara all’idealismo ottocentesco.
I sempre più numerosi riscontri
molecolari che mettono in collegamento genetico qualche vite spontanea con
qualche vitigno, spesso minore e dimenticato, ci evidenzia il ruolo
fondamentale svolto dai nostri antenati nella domesticazione della vite e
stabiliscono un rapporto molto stretto tra luogo e vitigno, rapporto che in
base a queste conoscenze assume significati nuovi anche nella gestione del
vigneto che potrà in futuro essere sempre più in armonia con
ambiente e quindi sempre meno sottoposto a concimazioni e trattamenti. E'
quindi fondamentale la conservazione di queste piante selvatiche fortemente
minacciate dall’erosione (deforestazione, incendi, apertura di nuove strade,
pulizia canali, etc) anche con la creazione di collezioni presso aziende
private che assumono il ruolo di custodi della biodiversità.
FONTE: PODERE FORTE PROF. SCIENZA