OLD ITALIAN LANDSCAPE AND ENVIRONMENT VITE MARITATA-OPEN FIELDS LANDSCAPE - LABORATORIO PERMANENTE SUL PAESAGGIO ANTICO ITALIANO SITO DI STUDIO E SCAMBIO DI ESPERIENZE-FOTO SUL PAESAGGIO,LE SUE RADICI,LA SUA EVOLUZIONE. ARCHEOBOTANICA E ARCHEOLOGIA ARBOREA FOTO SULLE VITI MARITATE E SISTEMAZIONI AGRICOLE-PAESAGGIO A CAMPI APERTI E BOSCHI SACRI "SACRED WOODS"- CULTURAL HERITAGE,CULTURAL LANDSCAPE HERITAGE - RACCOLTA FOTO E ALTRE CURIOSITA'- ETNOBOTANICA
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ENVIRONMENT AND OLD LANDSCAPE
BENVENUTI NEL BLOG DI TERREALTE.ORG DEDICATO AL PAESAGGIO - QUI TROVERETE UNA RACCOLTA DI FOTO SUL PAESAGGIO ITALIANO ANTICO (ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO E BOTANICA) IN PARTICOLARE SULLE VITI MARITATE (OLD LANDSCAPE )
ALCUNE FOTO SONO DI AUTORI SCONOSCIUTI
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Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia
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martedì 23 dicembre 2014
martedì 14 ottobre 2014
NOVITA' VITE MARITATA : Jakob Philipp Hackert - MARRIED VINE
GRAZIE AL DOTT. Massimo GARDIMAN
del
Consiglio per la Ricerca e la
sperimentazione in Agricoltura
Centro di ricerca per la Viticoltura
E ALLA DOTT.SSA BETI PIOTTO DELL'ISPRA, PREZIOSA COLLABORATRICE DEL LABORATORIO,
VI PROPONGO ALCUNE IMMAGINI DI VITE MARITATA
Jakob Philipp
Hackert
1737-1807
Jakob Philipp
Hackert
1737-1807
SUL PITTORE HACKERT E I SUOI PAESAGGI DOVREMO TORNARE
E' DA NOTARE COMUNQUE CHE I PAESAGGI DI HACKERT NON SONO SIMBOLICI O ASTRATTI MA RAPPRESENTANO, COME NOTO, PRECISE LOCALITA' E SISTEMAZIONI AGRARIE E PAESAGGISTICHE: LE VITI MARITATE IN CAMPANIA, LAZIO E UN PO' IN TUTTA ITALIA ERANO LA NORMALITA'
E' DA NOTARE COMUNQUE CHE I PAESAGGI DI HACKERT NON SONO SIMBOLICI O ASTRATTI MA RAPPRESENTANO, COME NOTO, PRECISE LOCALITA' E SISTEMAZIONI AGRARIE E PAESAGGISTICHE: LE VITI MARITATE IN CAMPANIA, LAZIO E UN PO' IN TUTTA ITALIA ERANO LA NORMALITA'
FOTO PROVENIENTE DA : dr. GARDIMAN :
LOCALITA' PERGOLA (MARCHE) PU
ESTATE
LA STESSA IN
INVERNO
TESTO
SULLA VITE MARITATA
AUTORE
SCONOSCIUTO
A Soufflot, architetto del
Panthéon parigino che accompagna nel 1750 insieme a Cochin e all’Abbé Le Blanc
il giovane de la Vandière, fratello di Madame Pompadour e futuro Marquis de
Marigny, nel viaggio di formazione in Italia[1], la vite appare così: «governata a
tralcio lungo è tradizionalmente maritata al pioppo, in festoni tesi tra una
pianta e l’altra. I festoni, in cui i tralci sono sistemati a rete – ‘a rezz’ ‘e pecore’,
possono raggiungere gli otto/dieci metri di altezza; nel rigoglio estivo
costituiscono un vero e proprio sistema di quinte verdi dal comportamento
tessile, al di sopra delle quali sono rade le cacciate dei pioppi, potati senza
scrupolo nei mesi invernali per rifornire di combustibile la grande città[2].»
Il paesaggio che appare al
viaggiatore del Settecento è molto simile a ciò che descrive Plinio nella sua
Storia Naturale, quando racconta che «nell’agro campano le viti si maritano al
pioppo; avvinghiate alle piante coniugi e salendo su di esse di ramo in ramo…
ne raggiungono la sommità ad un’altezza tale, che il contratto di chi viene
ingaggiato per la vendemmia prevede (in caso di caduta mortale) il risarcimento
delle spese per il funerale e la sepoltura[3].»
La vigoria della vite, che è
una pianta rampicante, fa suggerire a Plinio l’ancoraggio al pioppo anziché
all’olmo o all’acero, consuetudine questa maggiormente diffusa nel nord Italia
e di cui parla Virgilio nelle Georgiche, il cui scopo, tra gli altri, è quello
di insegnare agli agricoltori «sotto quale stella occorre rivoltare il suolo e
legare agli olmi le viti[4].»
Se per Plinio la vite si àncora meglio al pioppo, soprattutto ai fini della
potatura e della vendemmia, la vera affinità elettiva, per il poeta Ovidio[5],
è quella tra l’olmo e la vite: «Nell’ultima ode del primo libro Orazio
rappresenta se stesso, incoronato di mirto, mentre beve sotto una vite, con uno
schiavetto che gli mesce il vino:‘Persicos
odi, puer, apparatus, displicent nexae philyra coronae, mitte sectari rosa quo
locorum sera moretur. Simplici myrto nihil adlabores sedulus curo: neque te
ministrum dedecet myrtus neque me sub arta vite bibentem.’ È noto
che alle popolazioni italiche la vite era gradita per l’ombra che offriva non
meno che per i suoi frutti, sicché in latino comunemente il sostantivo vitis
sta a significare pergula vitis umbriferae.
Ne è la prova l’ode di Orazio sopra citata, nella quale il poeta presenta la
vite come arta. Questo
aggettivo è stato diversamente interpretato dagli antichi commentatori: infatti
Acrone gli attribuì il significato di humilis, mentre
Porfirione parafrasava ‘artam
vitem spissam ac per hoc umbrosam’. Non diversamente i moderni
commentatori intendono gli uni arta come parva o angusta, gli altri come spissa ovvero densa. Essi tutti non tengono
conto del fatto prima ricordato, ossia che comunemente in latino il sostantivo vitis non indica soltanto la pianta in sé e
per sé, ma anche l’ombra proiettata dalla vite maritata a un albero oppure
sorretta da una pergola. Per questo motivo l’interpretazione vulgata
dell’aggettivo arta nel senso di humilis o parva o angusta non è sostenibile, dato che
nell’ode si tratta evidentemente di un pergolato di vite, o, per meglio dire,
della sua ombra. La vite non si può correttamente definire ‘bassa’, ‘piccola’ o
‘stretta’, poiché il poeta non si riferisce alle dimensioni della pianta, a
alla qualità della sua ombra. Né d’altra parte sembra verosimile che la vite
sia spissa o
densa (‘folta’) in quella stagione dell’anno nella quale, come dice Orazio, rosa
sera moretur, dunque sul finire dell’estate o all’inizio
dell’autunno, quando le fronde della vite sono rade per essere state potate dal
vignaiolo, come insegna Virgilio, ovvero perché cominciano a cadere a causa
della stagione. Ritengo perciò che l’arta
vitis sia
l’ombra del pergolato diradata, ossia artata, ‘ridotta’,
‘ristretta’ defecto palmite,
come dice Petronio in un frammento poetico, verosimilmente estratto dal
Satyricon nel quale sono descritte diffusamente le umbrae,
ossia le chiome della vite o del platano in autunno, sfrondate: ‘Iam nunc †argentes† autumnus
fregerat umbras atque hiemem tepidis spectabat Phoebus habenis, iam platanus
iactare comas, iam coeperat uvas adnumerare suas defecto palmite vitis: ante
oculos stabat quidquid promiserat annus.’ L’immagine
descritta da Petronio ingenti volubilitate
verborum, per usare le sue parole, viene espressa da Orazio, con
mirabile concisione ed eleganza, per mezzo di un unico aggettivo: il poeta
descrive l’aspetto della vite poco prima o poco dopo il tempo della vendemmia,
quando i tralci, sebbene diradati, sono in grado di offrirgli ancora abbastanza
ombra mentre beve[6].»
Così, a seconda delle zone, sia dell’agro campano che del resto del centro-sud
Italia ritroviamo una viticoltura simile sia alla piantata del centro nord che
all’alberata toscana centrale: «Le più celebri sono quelle aversane (dalla
cittadina di Aversa, nel Casertano), che, in questo comprensorio, vengono
impropriamente definite alberate. Sono prevalentemente costituite dal vitigno
Asprinio, discendente dalla Vitis viniferasubsp.
sylvestris, domesticata dagli
Etruschi, sostenute da filari di pioppo. L’altezza media si aggira intorno ai
10 – 15 m; raramente lungo il filare, al posto di alberi vivi si utilizzano
pali di castagno. Questo tipo di coltivazione è attualmente diffuso nell’area
corrispondente alle tre province di Napoli, Benevento e Caserta. In queste
zone, durante la formazione delle alte spalliere e durante i lavori di potatura
secca, i tralci delle viti vengono sistemati in senso verticale in modo da
formare un ventaglio aperto. Nelle piantate del nord Italia, invece, i tralci
vengono posizionati in cordoni paralleli in senso orizzontale lungo i tiranti
presenti ad altezze diverse del filare.(…) Questo paesaggio aversano ha sempre
colpito i viaggiatori del Gran Tour del
Settecento. Scrive W. Goethe nel suo Viaggio in Italia: Finalmente
raggiungemmo la pianura di Capua…. Nel
pomeriggio ci si aprì innanzi una bella campagna tutta in piano…. I pioppi sono
piantati in fila nei campi, e sui rami bene sviluppati si arrampicano le viti….
Le viti sono d’un vigore e d’un’altezza straordinaria, i pampini ondeggiano
come una rete fra pioppo e pioppo. Aubert de Linsolos scrive invece nei suoi
Souvenirs d’Italie: … i rami della vite intrecciati ai grandi alberi all’orlo
della carreggiata, danno l’idea di tanti archi trionfali di verzura, preparati
per il passaggio di un potente monarca. (…) Molto particolare è la situazione
dell’isola d’Ischia. Nelle zone pianeggianti del versante meridionale fino a
una decina di anni fa esistevano bellissime viti maritate a pioppi secolari,
oggi purtroppo quasi del tutto scomparse[7].»
Sono presenti ancora oggi rari esempi di questo tipo di coltivazione nel comune
di Barano (in località Chianole del Testaccio), ove le viti vengono ancora
coltivate alte con spalliere e contro-spalliere e vengono sostenute da tutori
morti costituiti da pali di castagno o da canne. Le zone meridionali della
Campania subiscono l’influsso greco, mentre nelle zone settentrionali è evidente
l’influsso etrusco: «in alcune zone del Cilento la coltivazione della vite
maritata viene ancora oggi praticata ai margini dei campi, lungo i confini o in
prossimità di fossati e canali di scolo delle acque, utilizzando come sostegni
vivi per le viti specie arboree sia spontanee sia coltivate e quasi mai
disposte con sesto di impianto. In queste aree sono molto utilizzati come
tutori olmi, peri e meli selvatici, particolarmente diffusi nei campi; ma si
utilizzano anche alberi da frutta appartenenti ad antiche varietà locali. Le
viti, generalmente una o due per ogni albero, vengono posizionate a circa 35-40
cm di distanza dall’albero tutore e vengono fatte arrampicare lungo il tronco
in modo che i tralci vengano sostenuti dalla chioma dell’albero; frequentemente
i tralci più lunghi superano la superficie della chioma e ricadono verso il
basso formando una specie di grosso ombrello naturale con i grappoli d’uva
sospesi. La potatura di queste viti non avviene in modo regolare, cioè ogni
anno, ma solo occasionalmente. Nelle zone montane del Cilento è presente anche
una variante di questo tipico antichissimo sistema di coltivazione, la piantata
a pergolato. Per un corretto impianto di questa consociazione vite-albero si fa
crescere la vite maritata all’albero fino all’altezza delle prime branche; qui
viene allestito un pergolato con pali di legno e filo di ferro e si sistemano i
tralci in modo da ottenere il pergolato al lato del filare di alberi. In questo
caso gli alberi tutori sono quasi sempre piante da frutto e hanno la chioma
libera. In tale tipo di coltivazione la potatura delle viti viene effettuata
ogni anno. La varietà di vite più diffusa in queste coltivazioni è l’Aglianico
utilizzato prettamente per la vinificazione. Tale vitigno, molto probabilmente
di origine greca, solo in questi casi viene coltivato con tecniche di origine
etrusca. Il vitigno presenta grappoli con bacche nere, dà origine a vini di
buona qualità, molto conosciuti e apprezzati fin dal XVI secolo. Secondo alcuni
autori il nome Aglianico deriverebbe da Gaurano, antico e famoso ovino romano;
secondo altri deriverebbe dalle viti introdotte dagli Antichi Greci: coltivato
dai Romani, fu chiamato Ellenico o Ellanico in alcune zone del Cilento e della
Lucania[8].»
[1] Frutto della
visita a Pestum è la Suitte Des Plans, Coupes,
Profils, Elévations géometrales et perspectives de trois Temples antiques, tels
qu’ils existoient en mil sept cent cinquante, dans la Bourgade de Pesto… Ils
ont été mésurés et dessinés par J. G. Soufflot, Architecte du Roy.
&c. en 1750. Et mis au jour par les soins de G. M. Dumont, en 1764, Chez Dumont,
Paris, 1764.
[2] Ilaria Agostini, Il
territorio come un presepio: il paesaggio agrario nei Voyages de Naples tra
Sette e Ottocento, in http://www.unifi.it/ri-vista/04ri/04r_agostini.html
[4] Virgilio, Georgiche,
cit. versi 2 e 220 citato in Franco Cercone, Storia della vite e del vino in
Abruzzo, Casa editrice Rocco Carabba, Lanciano
2008, pag. 33
[5] Publio Ovidio
Nasone, più semplicemente Ovidio (Sulmona, 20 marzo 43 a.C. – Tomi, Mar Nero,
17 – 18 d. C.), Amores, Libro
II, 41. Il testo è suddiviso in tre libri: 49 carmi che
narrano la storia d’amore per una donna chiamata Corinna (personaggio
letterario), secondo lo stile e le convenzioni dell’elegia amorosa: il poeta è
asservito alla domina, soffre per le sue infedeltà, è geloso degli altri
ammiratori e contrappone la vita militare alla vita amorosa.
[6] Grazia
Sommariva, Sub arta vite (Nota esegetica a
Horat. Carm. I
38, 7-8), in http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/675/1/Sub%20arta%20vite-traduz.pdf
[7] Raffaele Buono,
Gioacchino Vallariello, La vite maritata in Campania,
in ‘Delpinoa’, n.s. 44: 53-63, 2002 Pubblicazione a cura dell’Orto Botanico di
Napoli
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VITI MARITATE
venerdì 3 ottobre 2014
VILLA DEI QUINTILI ROMA : VISITA AL GIARDINO DEL 150° - ANTICHE VARIETA' BOTANICHE PIANTATE DALL'ASSOCIAZIONE GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DELLA SOVRINTENDENZA
VISITA GUIDATA ALLA VILLA DEI QUINTILI
30 SETTEMBRE 2014
IL PROF. LOUIS GODART, VITTORIO EMILIANI E SERGIO GUIDI
ALLA VILLA DEI QUINTILI PER UNA VISITA GUIDATA
ALLE PIANTE ANTICHE ITALIANE NELL'AMBITO DEL SITO ARCHEOLOGICO
DELLA VILLA DEI QUINTILI
COMITATO PER LA BELLEZZA
E
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
PATRIARCHI DELLA NATURA
IL PROGETTO REALIZZATO: SULLA DESTRA AL CENTRO SI VEDE IL GIARDINO DEI GRANDI PATRIARCHI D'ITALIA
IL GIARDINO REALIZZATO
MELO ROSA DI FONDO
TRENTINO
UNO SPLENDIDO PATRIARCA
MOSTRA DI FRUTTI ANTICHI E RARI DELL'ASSOCIAZIONE
GRANDI PATRIARCHI A ROMA
ULIVO PATRIARCA
ULIVO DI SAN REMO
LIGURIA
PERO BRUSSON
AOSTA
lunedì 15 settembre 2014
ANTICO VIGNETO DI BAVER - RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO - VITI MARITATE - MARRIED VINEYARD
In
occasione delle Giornate Europee del
Patrimonio 2014 l'Associazione Culturale Borgo Baver onlus organizza,
Domenica 21 Settembre 2014
Baver - Pianzano
Godega di Sant’Urbano (TV)
c/o chiesa di San Biagio
ORE 15.00
Incontro pubblico
UN MUSEO VIVENTE DI VITI MARITATE:
L’ANTICO VIGNETO DI BAVER
Domenica 21 Settembre 2014
Baver - Pianzano
Godega di Sant’Urbano (TV)
c/o chiesa di San Biagio
ORE 15.00
Incontro pubblico
UN MUSEO VIVENTE DI VITI MARITATE:
L’ANTICO VIGNETO DI BAVER
La
Soprintendenza ha recentemente apposto, per la prima volta in Italia, un
vincolo di tutela per preservare un’antica tecnica di coltivazione, un sapere
che si tramanda da centinaia di anni. Si tratta di un fazzoletto di terra che
porta testimonianza di una viticoltura storica, basata su vitigni tradizionali
e condotta con la tecnica dell’antica piantata veneta, dove le viti sono
maritate a gelsi e aceri campestri.
Interviene
la dott.ssa MARTA MAZZA - Soprintendenza per i beni storici artistici ed
etnoantropologici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso
Visita guidata: L’ANTICO VIGNETO
Per la visita il ritrovo è presso la
chiesa di San Biagio alle ore 15.50 o 16.50, segue spostamento a piedi di pochi
minuti. Per esigenze particolari contattare l’organizzazione
Visita guidata: LA CHIESA DI SAN BIAGIO
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BAVER,
MARRIED VINES
Ubicazione:
31010 Godega di Sant'Urbano Treviso, Italy
martedì 2 settembre 2014
TACUINUM SANITATIS VITE MARITATA
LA VITE MARITATA
PAESAGGIO ITALIANO VITI MARITATE AD OLMI NEL 1933
FOTO: CHRISTINE BUISMAN
VENDEMMIA DA VITI MARITATE
AUTORE E LUOGO SCONOSCIUTI
FOTO: CHRISTINE BUISMAN
VENDEMMIA DA VITI MARITATE
AUTORE E LUOGO SCONOSCIUTI
VITI MARITATI NEL BOLOGNESE
AUTORE: AVENIA
AUTORE: AVENIA
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VITE MARITATA
lunedì 1 settembre 2014
VITI MARITATE A OLMO - HANS M. HEYBROEK - CHRISTINE BUISMAN - VITI MARITATE ANNI '30 DEL '900
FOTO E IMMAGINI INTERESSANTI
DI OLMI STUDIATI DA CHRISTINE BUISMAN
(SCIENZIATA OLANDESE NOTA PER LE RICERCHE PIONIERISTICHE SUGLI OLMI)
IN SOSTANZA VENNE NEGLI ANNI '30 DEL 900 PER STUDIARE UNA MALATTIA DELL'OLMO E HA LASCIATO UN PATRIMONIO VISIVO DI FOTO DI VITI MARITATE IN ITALIA IN QUEGLI ANNI
DI OLMI STUDIATI DA CHRISTINE BUISMAN
(SCIENZIATA OLANDESE NOTA PER LE RICERCHE PIONIERISTICHE SUGLI OLMI)
IN SOSTANZA VENNE NEGLI ANNI '30 DEL 900 PER STUDIARE UNA MALATTIA DELL'OLMO E HA LASCIATO UN PATRIMONIO VISIVO DI FOTO DI VITI MARITATE IN ITALIA IN QUEGLI ANNI
FOTO: CHRISTINE BUISMAN 1935
FONTE: DA HANS M. HEYBROEK "THE ELM,TREE OF MILK AND WINE
VIGNA FRA FIRENZE E VALLOMBROSA
VENDEMMIA IN TOSCANA 1849
(illustrated london news, oct. 1849)
VENDEMMIA IN TOSCANA 1849
(illustrated london news, oct. 1849)
FONTE: DA HANS M. HEYBROEK "THE ELM,TREE OF MILK AND WINE
DEVO LA SEGNALAZIONE DI QUESTA STUDIOSA E LE FOTO AD HANS M. HEYBROEK STUDIOSO NORVEGESE CHE GENTILMENTE ME LE HA SEGNALATE
HACHERT
VENDEMMIA NAPOLETANA
DEL 700
MUSEO S.MARTINO NAPOLI
LA QUALITA' DELL'IMMAGINE E' SCARSA MA LA VENDEMMIA AVVIENE IN UN VIGNETO DI VITI MARITATE
VIKIPEDIA SU HANS HEYBROEK
DEVO LA SEGNALAZIONE DI QUESTA STUDIOSA E LE FOTO AD HANS M. HEYBROEK STUDIOSO NORVEGESE CHE GENTILMENTE ME LE HA SEGNALATE
HACHERT
VENDEMMIA NAPOLETANA
DEL 700
MUSEO S.MARTINO NAPOLI
LA QUALITA' DELL'IMMAGINE E' SCARSA MA LA VENDEMMIA AVVIENE IN UN VIGNETO DI VITI MARITATE
VIKIPEDIA SU HANS HEYBROEK
giovedì 28 agosto 2014
RICERCHE ICONOGRAFICHE SULLA VITE E VITI MARITATE ESTATE 2014
SERIE DI FOTO ESTATE 2014: CONTINUA LA RICERCA ICONOGRAFICA SULLA VITE E LA RICERCA DI VITI MARITATE
AQUILEIA MOSAICO ALA SUD IN PRIMO PIANO UVA E PAVONE IMMORTALITA' |
UVA E PAVONE
BACCO ORTO BOTANICO PADOVA
TEMPIETTO LONGOBARDO CIVIDALE DEL FRIULI UVA NEL PORTALE INTERNO
UVA IN FRAMMENTO DUOMO DI SPILIMBERGO
SIMBOLI DI IMMORTALITA UVA, SPIRALE, LABIRINTO?
SPILIMBERGO
CIVIDALE: FRAMMENTO UVA
CIVIDALE FRAMMENTO UVA
AQUILEIA LA VITE
TERRACINA MOSAICI ROMANI SOTTO IL TEMPIO DI APOLLO CON VENDEMMIA ED EROTINI
VENDEMMIA ROMANA
VENDEMMIA IN MOSAICO ROMANO TERRACINA
IDEM
UDINE PORTALE UVA
UVA NELLA LUNETTA PORTALE UDINE
UVA SPILIMBERGO FRAMMENTO
PUTEALE FRAMMENTO UVA TEMPIO LONGOBARDO CIVIDALE DEL FRIULI
UVA FRAMMENTO CIVIDALE
UVA MARITATA A PRUNUS RAGOGNA DEL FRIULI
LUNETTA PORTALE UVA TEMPIETTO LONGOBARDO CIVIDALE
FRAMMENTO VENDEMMIA EROTINI TERRACINA
VITE MARITATA FRIULI STRADA PER TARVISIO OSOPPO
VICINO S.DANIELE
VICINO S.DANIELE
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