CASOLA VALSENIO
Per frutti del passato si intendono quelli che negli ultimi
50 anni hanno conosciuto un lento e silenzioso abbandono a causa
dell’affermazione della frutticoltura moderna o industriale. Si trattava di
produzioni localizzate, selezionate in numerose varietà nel corso dei secoli;
dovevano resistere a stress biotici causati da funghi, batteri e insetti vari
in assenza di anticrittogamici, e a quelli abiotici dipendenti dalla
disponibilità idrica e dalla qualità dell’acqua e della luce, dalla temperatura.
Cespugli spontanei, piante coltivate negli orti e alberi nei frutteti di casa donavano frutti per il consumo domestico fin dal tardo Medioevo. Caratteristici della stagione autunnale, questi prodotti rappresentavano una preziosa scorta di cibo da conservare con cura per l'inverno. I frutti dimenticati vengono oggi recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti nel passato: pere spadone, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, senza dimenticare noci,nocciole, melagrane, marroni.
L’impoverimento delle colture porta anche un impoverimento culturale, tanto più in Italia, paese che per i prodotti di nicchia ha un ruolo importante, con oltre 200 produzioni certificate che rappresentano più del 20% del totale europeo. Le indicazioni geografiche sono una dimostrazione del legame tra territorio, cultura e agricoltura, ma va notato che la maggior parte della biodiversità coltivata e dei saperi tradizionali ad essa associati, sono custoditi in una categoria di aziende in genere condotte da persone sopra i 65 anni.
Finora, le attività di “recupero” delle specie hanno portato a valorizzarne diverse, in funzione di mercati particolari. Si va da varietà di albicocco come la Tonda di Castigliole in Piemonte, la Valleggia in Liguria, la Valvenosta in Alto Adige, la Cibo del Paradiso in Puglia, al ciliegio con la Mora di Cazzano in Veneto, il Durone Nero I, II e III in Emilia Romagna, la Ravenna nel Lazio, la Della Recca in Campania, la Ferrovia in Puglia, fino al melo con la Limoncella nel Lazio e in Campania, la Mela Rosa nell’Italia Centrale, la Appio in Sicilia e Sardegna, la Campanino in Emilia Romagna, la Decio in Veneto.
Per i frutti dai caratteristici colori caldi autunnali a Casola Valsenio, in provincia di Ravenna, si è tenuto il12 – 13 e poi il 19 – 20ottobre la Festa dei frutti dimenticati. La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo nel corso della manifestazione si svolgerà un concorso di marmellate e uno di dolci a base di marrone, mentre i ristoranti della zona proporranno per tutto l’autunno la Cucina ai frutti dimenticati. Si tratta di piatti che utilizzano i prodotti tradizionali del territorio proponendo una cucina gradevole, naturale e dal forte potere evocativo.
Insalate di sedano, ribes bianco e rosso in agrodolce, o piatti a base di finocchio selvatico con tarassaco, cerfoglio e salsa di melograno, ottimi se conditi con l'olio extravergine Brisighello: nei menù che si potranno assaggiare in questo periodo compaiono i risotti di pere volpine, l'arrosto di arista con castagne e lamponi o il rotolo di vitello al melograno, la crostata di marmellata di sorbe, le prugnole ripiene di noci e zabaione, il sorbetto alle corniole.
Cespugli spontanei, piante coltivate negli orti e alberi nei frutteti di casa donavano frutti per il consumo domestico fin dal tardo Medioevo. Caratteristici della stagione autunnale, questi prodotti rappresentavano una preziosa scorta di cibo da conservare con cura per l'inverno. I frutti dimenticati vengono oggi recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti nel passato: pere spadone, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, senza dimenticare noci,nocciole, melagrane, marroni.
L’impoverimento delle colture porta anche un impoverimento culturale, tanto più in Italia, paese che per i prodotti di nicchia ha un ruolo importante, con oltre 200 produzioni certificate che rappresentano più del 20% del totale europeo. Le indicazioni geografiche sono una dimostrazione del legame tra territorio, cultura e agricoltura, ma va notato che la maggior parte della biodiversità coltivata e dei saperi tradizionali ad essa associati, sono custoditi in una categoria di aziende in genere condotte da persone sopra i 65 anni.
Finora, le attività di “recupero” delle specie hanno portato a valorizzarne diverse, in funzione di mercati particolari. Si va da varietà di albicocco come la Tonda di Castigliole in Piemonte, la Valleggia in Liguria, la Valvenosta in Alto Adige, la Cibo del Paradiso in Puglia, al ciliegio con la Mora di Cazzano in Veneto, il Durone Nero I, II e III in Emilia Romagna, la Ravenna nel Lazio, la Della Recca in Campania, la Ferrovia in Puglia, fino al melo con la Limoncella nel Lazio e in Campania, la Mela Rosa nell’Italia Centrale, la Appio in Sicilia e Sardegna, la Campanino in Emilia Romagna, la Decio in Veneto.
Per i frutti dai caratteristici colori caldi autunnali a Casola Valsenio, in provincia di Ravenna, si è tenuto il12 – 13 e poi il 19 – 20ottobre la Festa dei frutti dimenticati. La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo nel corso della manifestazione si svolgerà un concorso di marmellate e uno di dolci a base di marrone, mentre i ristoranti della zona proporranno per tutto l’autunno la Cucina ai frutti dimenticati. Si tratta di piatti che utilizzano i prodotti tradizionali del territorio proponendo una cucina gradevole, naturale e dal forte potere evocativo.
Insalate di sedano, ribes bianco e rosso in agrodolce, o piatti a base di finocchio selvatico con tarassaco, cerfoglio e salsa di melograno, ottimi se conditi con l'olio extravergine Brisighello: nei menù che si potranno assaggiare in questo periodo compaiono i risotti di pere volpine, l'arrosto di arista con castagne e lamponi o il rotolo di vitello al melograno, la crostata di marmellata di sorbe, le prugnole ripiene di noci e zabaione, il sorbetto alle corniole.
FOTO R. CONTI
IL GIARDINO DELLE PIANTE OFFICINALI
DEDICATO AL PROF. AUGUSTO RINALDI CERONI
FOTO R. CONTI
SABATO 19 A CASOLA VALSENIO
FOTO R. CONTI
FOTO R. CONTI
OLD FRUIT
C'ERA UNA VOLTA IL SAMBUDELLO
SE NON SAPETE COS'E' CHIEDETELO......
IL CONVEGNO DELL'ASSOCIAZIONE CON L'ASSESSORE ALL'AGRICOLTURA
S. GUIDI A CASOLA VALSENIO CON GUIDI PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ALBERGATORI
L'ANTICA VITE DI CASOLA
ASSOCIAZIONE PER LA VALORIZZAZIONE DELLE
ERBE E DEI FRUTTI DIMENTICATI
Una nuova associazione tra imprese agricole e
del turismo per promuovere il territorio. A Casola Valsenio è infatti nata
l'Associazione per la valorizzazione delle erbe e dei frutti dimenticati.
L'intento è quello di promuovere, attraverso eventi e manifestazioni,
l'identità storica, culturale, ambientale e turistica. L'associazione vuole
promuovere e sostenere l'offerta turistica locale puntando sulla qualità e
sulla salubrità dei prodotti tipici di Casola Valsenio con iniziative proprie e
con la presenza nelle principali manifestazioni e eventi turistici incentrati
sulle produzioni del territorio.
Fino ad oggi all'associazione hanno aderito 33 aziende
che operano in agricoltura, nel turismo e nella ristorazione.
Presidente dell'Associazione è Filippo Gentilini
(agricoltore) e vice Presidente Villiam Briccolani (ristoratore). Il Consiglio
è composto da Claudio Agide (agricoltore), Silvano Bacchilega (Az.
agrituristica), Bruno Boni (Presidente Pro Loco), Gaziano Donattini
(agricoltore), Catia Fava (ristoratore), Alberto Ghetti (agricoltore), Leo
Iseppi (Presidente Coop Montana), Stefania Malavolti (agricoltore), Franco
Mazzoni (ristoratore), Antonella Minardi (agricoltore), Donata Monducci (Az.
Agrituristica), Sergio Spada (agricoltore), Claudio Veroli (ristoratore)